Lupo nella trappola dei bracconieri, salvato nella tenuta del pilota Valentino Rossi
Dopo quasi due mesi di limitazioni, introdotte dal Governo per contenere il rischio contagio da Covid-19 non sono solo cambiate le abitudini di milioni di persone ma anche degli stessi animali selvatici. In tutto il mondo sono stati condivisi video e immagini di animali appartenenti ad ogni specie che si sono riappropriati degli spazi urbani.
Dai più comuni cinghiali o papere fino agli orsi e i lupi che si stanno avvicinando alle abitazioni. Un fenomeno che, in realtà, si stava già verificando negli ultimi anni, per cui in diverse occasioni venne evidenziata la necessità di una strategia politica di contenimento della popolazione di queste specie.
Specie minacciate dalla riduzione dell’habitat, dalla scarsità di prede naturali e di cibo, provocato dai cambiamenti climatici (siccità o alluvioni) ma anche dal bracconaggio.
E’ il caso di un lupo trovato nel ranch di Valentino Rossi in provincia di Ancona nelle Marche. L’esemplare si era spinto nei pressi della proprietà del pilota di motociclismo rimanendo intrappolato in un laccio utilizzato dai bracconieri per catturare i cinghiali.
Il lupo è stato individuato vicino al recinto dell’area dove Rossi è solito allenarsi nei campi di motocross. L’esemplare era ferito e stava tentando di liberarsi dal laccio. Alcuni addetti impiegati nel ranch di Rossi dopo aver avvistato il lupo, si sono messi in contatto con il centro CRAS – Centro recupero animali selvatici di Pesaro.
I volontari si sono presentati sul posto e hanno provveduto al recupero del lupo che è stato addormentato e trasferito al Centro di Tutela della Fauna Selvatica di Monte Adone, a Sasso Marconi (Bo), dove sarà curato per le ferite al basso ventre che si era provocato, cercando di liberarsi dal laccio.
Il lupo è stato chiamato Lupo Valentino, “in onore a Rossi, che ovviamente non ha alcuna responsabilità sull’accaduto”, riferisce Danilo Baldini, delegato Lac -Lega per l’Abolizione della Caccia, che condanna “ancora una volta l’ennesimo vile atto di bracconaggio nei confronti di un lupo e sempre nel pesarese”.
Baldini ha spiegato che “evidentemente la martellante campagna mediatica diffamatoria e di odio nei confronti del lupo, che tiene banco ormai da anni in provincia di Pesaro e Urbin continua a dare i suoi frutti avvelenati”.
Il delegato ha poi ricordato che la legge regionale “prevede indennizzi agli allevatori sia per le predazioni ad opera di lupi che da parte di cani randagi o inselvatichiti”. Per gli allevatori è possibile adottare “più efficienti sistemi di prevenzione, come cani da guardiania e recinzioni elettrificate, si possono limitare, fino ad azzerare i casi di predazione da parte dei lupi”.
Purtroppo, come sempre, si preferisce ricorrere a mezzi drastici che violano le normative e dei quali sono vittime diverse specie di animali selvatici. “La campagna mediatica di odio nei confronti del lupo non è fatta in realtà in favore degli allevatori, l’unica categoria potenzialmente danneggiata, ma a beneficio dei cacciatori, perché il lupo rappresenta ormai il loro maggior competitore, in quanto le analisi delle sue feci dimostrano che le sue prede preferite sono in realtà i cinghiali ed i caprioli, guarda caso anche quelle più ambite dai cacciatori”, sottolinea Baldini.
Non solo in Italia si sta verificando un aumento del bracconaggio nel periodo del coronavirus, anche in Africa si sta registrando un drammatico aumento.
La legge nazionale 11 febbraio 1992 n° 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” si riferisce alle norme inerenti il recupero, la cura e la riabilitazione della fauna selvatica in condizioni di difficoltà. Per cui vi è l’obbligo di segnalazione all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) o al Comune di competenza, del ritrovamento di avifauna selvatica inanellata (art. 4 comma 5) e stabilisce che sono le stesse regioni a dover emanare le norme relative al soccorso, alla detenzione temporanea ed alla successiva liberazione di fauna selvatica in difficoltà.
E’ pertanto obbligatorio segnalare animali selvatici in difficoltà alle autorità competenti. Le organizzazioni animaliste hanno più volte ricordato che prima di soccorrere un selvatico è bene accertarsi che sia effettivamente in difficoltà osservando l’animale e verificare se sia ferito o malato o nel caso di un esemplare giovane, si è abbandonato o in un luogo pericoloso.
La detenzione fauna selvatica è vietata per cui è necessario mettersi in contatto con le istituzioni preposte per il recupero e le cure: CRAS, Polizia Municipale o Corpo Carabinieri Forsetali.
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C.D.
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