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L’orrore negli allevamenti del prosciutto di Parma. L’inchiesta shock di Essere Animali

Un’inchiesta durata per sei mesi, condotta dalla squadra investigativa di Essere Animali, in un allevamento di Prosciutto di Parma. Come molte altre indagini, l’organizzazione antispecista ha realizzato un filmato, pubblicato lo scorso 16 dicembre 2016, per denunciare a ridosso della festività, periodo in cui aumenta il consumo di generi alimentari, gli orrori perpetrati negli allevamenti, in violazione delle norme sul benessere animale.

Un’eccellenza made in Italy che in realtà nasconde la sofferenza di centinaia di animali come documentato dal filmato, che sconsigliamo alle persone sensibili. Maiali agonizzanti, lasciati morire di stenti, atti di cannibalismo e un comportamento brutale degli operatori: è quanto emerge nel quotidiano di quella catena alimentare e non solo in un breve periodo, ma a quanto pare quotidianamente.

Uno dei membri dello staff che hanno realizzato l’inchiesta ha dichiarato che “temo che nessuna parola e nessun racconto potranno mai rendere veramente l’idea di quello che avviene là dentro, di quello a cui si assiste mentre sei intento a documentare, di quello che si prova toccando con mano certi orrori”.

Gli animali sono detenuti in condizioni disumane, al buio, in piccoli box, ammassati gli uni sugli altri, sopra ai loro escrementi e urine: “La distesa infinita di animali è angosciante, sono sporchi e quasi tutti feriti, soprattutto alla coda e alle orecchie, che si mangiano per lo stress e la frustrazione. Sei lì a pochi centimetri, impotente”, commenta il volontario che ha preso parte all’investigazione.

Scene raccapriccianti alle quali nessuno può assuefarsi di esemplari malati, feriti gravemente che non vale la pena curare perché troppo costoso, per cui vengono lasciati morire in un lungo e triste corridoio: “Quando li incontriamo sono agonizzanti, sdraiati, si muovono con estrema fatica ed emettono qualche debole verso. Per loro sono gli ultimi istanti e vorresti solo accorciare quella tremenda agonia”, prosegue il volontario.

Tra le immagini più forti, quella di un maialino giovane, pelle ed ossa, spaventato e sofferente, che cercava ancora di stare in piedi, di resistere al crudele destino che lo aspettava. Forse, la morte, è l’unica speranza, quella che arrivi velocemente per fuggire da quelle condizioni.

Dalla testimonianza di chi ha assistito a quelle scene, emerge l’impotenza e un malessere interiore quotidiano, pensando non solo all’orrore ma anche al fatto che dopo una vita in quelle condizioni, quei maiali saranno trasportati verso un macello senza una via di ritorno.

“Non so se riusciremo mai a vedere quei capannoni vuoti e dismessi, se riusciremo a vedere gli animali liberi di godersi la loro vita in una convivenza pacifica tra umani e non umani.
Ma abbiamo la voglia, e il dovere, di mettercela tutta”, conclude l’autore dell’indagine.

Sempre a dicembre, poco dopo l’indagine, il corpo forestale ha posto sotto sequestro per irregolarità un’azienda a Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, che riforniva i produttori del famoso.

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