Lombardia: via libera per cattura uccelli selvatici come richiamo vivo

Lombardia: via libera per cattura uccelli selvatici come richiamo vivo

Cattura di uccelli selvatici da usare come richiami vivi: una strage di masse

uccelli richiami vivi
Uccello selvatico usato come richiamo vivo

Indignazione espressa dalle associazioni animaliste ENPA – LAC – LAV – LIPU – WWF ITALIA e CABS che in un comunicato congiunto hanno criticato la Giunta della Regione Lombardia che ha approvato a ridosso delle ferie la riapertura dei cosiddetti “roccoli”, dall’1 ottobre al 15 dicembre.

Si tratta della cattura di uccelli selvatici che saranno poi utilizzati come richiamo vivo.

“Quasi 13 mila piccoli uccelli tra tordi, merli e cesene, da regalare ai cacciatori ed allevatori, o sedicenti tali, per attirare altre prede a tiro di fucile”, scrivono le associazioni, sottolineando che “la Regione Lombardia autorizzata l’uccellagione, in totale violazione della legge”.

“Un fatto gravissimo”, hanno commentato le organizzazioni che annunciano di presentare subito ricorso, richiedendo un intervento al Ministero dell’Ambiente e presentando una denuncia alla Commissione europea.

La cattura di uccelli selvatici ai fini di richiamo vivo è “completamente illegittimo, adottato in violazione della normativa nazionale e per la normativa comunitaria e che ha già incontrato i pareri negativi di Ispra e Ministero dell’Ambiente”.

Secondo quanto viene sottolineato, la Regione Lombardia aveva già tentato di dare il via libera alla cattura di uccelli selvatici destinati a richiamo vivo già nel 2018. Le proposte di legge furono bocciate dal consiglio regionale. Ecco perché, denunciano le associazioni “la Giunta ha deciso di seguire quest’anno una via amministrativa, non meno illegittima della modifica di legge e altrettanto negativa sotto il profilo dei contenuti”.

Divieto cattura uccelli selvatici per richiami vivi

Nella nota diffusa dalle associazioni, è stato ricordato che la Giunta Regionale lombarda ha in parte rifiutato “la sostanziale abolizione nella legge nazionale 157/1992 della cattura di richiami vivi, avvenuta nel 2015 anche per rispondere ad una procedura europea. La Lombardia tenta dunque di ridare un futuro ad una pratica vietata dalle norme e contraria ad ogni forma di etica, buon senso e rispetto degli animali, in una forma di vera e propria sudditanza psicologica e culturale della Giunta regionale verso la minoritaria lobby venatoria”.

Un fatto grave e una perdita di tempo da parte delle amministrazioni regionali che si “dedicano all’assecondare le richieste dei cacciatori è la conferma di un approccio che si ripete sempre uguale nei decenni”.

Si tratta di un comportamento “insensibile alle convenzioni europee, alla legge quadro nazionale, ai pareri rilasciati dall’Ispra, alle ripetute sconfitte incassate sul piano legale grazie ai ricorsi contro scelte illegali, nonché anche al pensiero e alla sensibilità dell’opinione pubblica”.

Le associazioni ENPA LAC LAV LIPU WWF CABS, condannando fortemente l’iniziativa regionale, hanno concluso di portate alla luce questa decisione alla Commissione europea “con richiesta di riapertura della procedura, che questa volta sarà rapida e inevitabilmente condurrà alla condanna”.

“E’ dunque probabile che il gesto sconsiderato e puramente propagandistico della Lombardia – conclude la nota- si ritorca contro gli uccellatori e chi li sostiene, servendo a chiudere in maniera definitiva questa brutta, indecorosa storia di retrocultura italiana”.

Già nel 2014, la Commissione europea aveva dichiarato l’Italia fuorilegge aprendo una procedura d’infrazione sull’utilizzo dei richiami vivi.

 

C.D.

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