Lo scarafaggio marino, un esemplare nuovo e insolito che appartiene a quelle nuove scoperte tra i fondali marini. Una specie che sembra irreale
A volte capita di vedere animali tanto strani da che sembrano usciti da un film di fantascienza. Se pensate di aver visto già tutte le specie esistenti, fareste bene a cambiare idea. Una scoperta recente dimostra che non dobbiamo mai smettere di sorprenderci. La novità in questione proviene dall’Indonesia e concerne un ritrovamento davvero terrificante. Vediamo insieme di cosa si tratta…
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Lo scarafaggio marino, una specie nuova che incute timore!
Le origini del ritrovamento risalgono al 2018 quando un gruppo di ricercatori ha scoperto e classificato le creature rinvenute in 63 siti differenti, in un periodo di due settimane. I ricercatori hanno potuto ammirare una grande varietà di meraviglie, sotto la guida del Museo di Storia Naturale “Lee Kong Chian” dell’Università Nazionale di Singapore (NUS). Tra le scoperte effettuate ha avuto maggiore risalto quella di uno scarafaggio gigante ma..marino! La specie però è stata riconosciuta come nuova, soltanto in data odierna.
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Il nome scientifico della categoria marina scovata si chiama: Bathynomous raksasa. Quest’ultimo non è altro che un isopode ossia un ordine dei crostacei appartenente alla tipologia dei Malacostraca. Tale classe è molto ampia in quanto include circa 10.000 specie, terrestri e marine, presenti in tutti i continenti esistenti. Considerando l’estensione del loro habitat naturale, la categoria rinvenuta, appartiene alle 4500 specie marine rimaste che popolano i fondali. Anche in tale aspetto si inserisce una particolarità da conoscere, perché gli isopodi hanno popolato anche le acque dolci, comprese le acque sotterranee. La dimensione fisica rappresenta un altro elemento che può variare.
Di solito, gli isopodi vanno da meno di 1mm fino a quasi mezzo metro. Quest’ultima è la dimensione tipica di quelli giganti come il raksasa. La grandezza è un particolare tipico anche della nuova specie che è attribuita alla mancanza di predatori naturali nel loro habitat. L’assenza di predatori dunque facilita la crescita smisurata dell’esemplare. Un esemplare non solo insolito ma anche difficile da scoprire.
L’aiuto offerto dai progressi della tecnologia
Il ritrovamento è stato possibile grazie all’avanzamento della tecnologia che ha consentito l’esplorazione delle profondità sottomarine. Gli esploratori infatti hanno potuto spingersi sempre più in fondo, oltrepassando i limiti finora stabiliti. Se prima, il livello di profondità era di 800 metri, attraverso la loro esplorazione hanno raggiunto i 2100 metri.
Un bel traguardo che ha regalato un meraviglioso spettacolo di creature marine. Poco importa, dunque, se la creatura scoperta provoca un pò di spavento, conta solo che sia venuta alla luce.
Benedicta Felice