A giorni doveva essere portato in canile, per metterlo al sicuro e toglierlo dalla strada dove rischiava di essere ogni giorno ucciso da chi, come sempre, in alcune aree, è infastidito dalla presenza di cani randagi. Diversi volontari avevano già contattato le autorità e dopo mesi di appelli e trattative, il travaglio del giovane maremmano sembrava essere giunto al termine, con il via libera del Comune di Masainas per recuperare il cane.
Ma l’esito di tutta la procedura si è terminato in un dramma e il cane è stato atrocemente ucciso da ignoti. Il povero maremmano è stato ritrovato con un laccio d’acciaio impiegato per i cinghiali, legato al collo e freddato con una fucilata al petto.
Un gesto di una crudeltà inaudita e una morte che probabilmente poteva essere evitata. Non a caso, il fatto ha scatenato un’ondata di indignazione e numerose critiche rivolte all’amministrazione locale anche se lo stesso Comune è stato il primo a condannare quell’atrocità.
Per gli animalisti invece, il Comune è colpevole di “non aver fatto abbastanza”. Il povero cane non ha avuto scampo e chi lo ha ucciso, aveva ben pensato di legare l’animale per non farlo scappare.
Resta la rabbia di coloro che avevano segnalato e si erano impegnati per sollecitare un intervento dell’amministrazione. Dopo le critiche, il Comune ha reagito e ha presentato una denuncia per diffamazione, parlando di una “ripicca dei social”.
Purtroppo, quella del randagismo è una piaga presente in alcune aree del paese più isolate, di campagna, dove vige ancora una mentalità arcaica e contadina per la quale l’animale è solo un’utilità e se infastidisce, il problema viene risolto con la sua uccisione. Si tratta di una pratica diffusa in assenza di politiche di contenimento, di una strategia locale per contrastare il randagismo magari attraverso un monitoraggio o campagne di sterilizzazione oppure più semplicemente, iniziando a far rispettare le norme, con le autorità competenti come le Asl veterinarie che dovrebbero intervenire laddove ci sono delle mancanze da parte dei proprietari.
In caso di cani lasciati liberi e incustoditi, le autorità dovrebbero sanzionare i proprietari, invitarli a microchippare il cane e a sterilizzarlo, casomai, contribuendo anche nelle spese laddove ci sono famiglie ingerenti. Eppure anche queste semplici procedure vengono sempre tralasciate e spesso, come in Sicilia, si tratta di una questione di clientelismo omertoso, di conoscenze.
Alla fine, sono sempre loro che ci rimettono!
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