Gianfranco Tempucci è l’ottava vittima dell’alluvione che pochi giorni fa ha devastato Livorno. L’uomo aveva 67 anni ed era un imprenditore edile in pensione. La sua morte è da legare ad un nobile gesto che lui stesso ha provato a mettere in atto all’interno della sua villetta bifamiliare nella periferia sudorientale della città labronica, proprio ai piedi delle colline. Sembra infatti che Gianfranco, descritto come un grande amante degli animali, avesse provato a mettere in salvo il proprio cagnolino. Lo raccontano le sue nipoti, Sara e Serena. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato nella mattinata di ieri a 400 metri di distanza da casa, travolto dal fango che lo ha trascinato via. Il cadavere è stato rinvenuto nella fattispecie nel giardino antistante la sede del comando della polizia provinciale. Sepolto sotto uno strato di fango e di detriti di un metro.
I danni portati da questa immane sciagura ammontano al momento tra i 3,5 ed i 4 milioni di euro. Ma questa stima sembra destinata ad aumentare. Livorno tenterà presto di risollevarsi e conta sulla’aiuto della sua popolazione ma anche su quello di tutt’Italia e, si spera, dello Stato. Il sindaco Filippo Nogarin ha rivolto un appello a restare uniti e a non dare adito alle polemiche. Perché come è ovvio che sia, c’è già chi ha puntato il dito contro determinati fattori che avrebbero contribuito in maniera decisiva ad alimentare l’alluvione, fortemente implementata dal maltempo e che poi ha trovato sbocchi favorevoli nell’opera indiscriminata dell’uomo. Lo stesso primo cittadino ha fatto sapere: “Abbiamo tagli ai bilanci che ci hanno messo in ginocchio e non siamo più in grado di rispondere ai bisogni essenziali”.
Nel frattempo quest’oggi proprio a Livorno si svolgeranno i funerali di sei delle otto vittime. L’orario dovrebbe coincidere con le 13:30 nei pressi del duomo cittadino. Le celebrazioni funebri riguarderanno in particolare i quattro componenti della famiglia Ramacciotti, morti annegati in uno scantinato. Ed i loro parenti hanno chiesto espressamente che durante il rito che verrà celebrato dal vescovo Simone Giusti non vengano esposti gonfaloni e fasce tricolori. Nel frattempo si indaga per individuare eventuali responsabilità: le ipotesi di reato inglobano omicidio colposo plurimo, disastro ambientale e ritardi nei soccorsi. La Procura vuole anche capire come sia stato possibile costruire in maniera selvaggia nei pressi dei fiumi tombati, che grazie alla pioggia battente si sono ripresi a forza il loro corso originario, devastando tutto. Per quanto riguarda la raffineria Eni situata nel territorio del comune livornese di Stagno, c’è da dire che il rischio di inquinamento delle acque è stato arginato dal sistema di panne assorbenti. Una situazione del genere si era vissuta anche in Perù nei mesi scorsi. E lì si era verificato il commovente salvataggio di un cane.
A.P.
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