L’industria della carne di cane in Corea del Sud: indagine shock del Daily Mirror

L’industria della carne di cane in Corea del Sud: indagine shock del Daily Mirror

@ED JONES/Getty Images
@ED JONES/Getty Images

In vista dei Giochi Olimpici invernali del 2018, gli attivisti di tutto il mondo hanno avviato una campagna internazionale per il divieto degli allevamenti e del consumo della carne di cane in Corea del Sud. Sul tema ha indagato il noto quotidiano Daily Mirror che mostra la terribile realtà sul commercio della carne di cane nel paese.

Secondo i dati, in Corea dell Sud, ogni anno, vengono uccisi e mangiati 2,5 milioni di cani, allevati in 17mila aziende. Un settore che fattura annualmente circa 200 milioni di euro e che rifornisce oltre 10mila ristoranti in tutto il paese. Nella maggior parte dei casi, si tratta di aziende che non ha bisogno di licenze per allevare i cani.

Gli esemplari destinati all’alimentazione vengono allevati drammatiche, dentro delle gabbie arrugginite, nella sporcizia più totale. Il Daily Mirror si è recato sul posto e in una fattoria nella provincia di Gangow, vicino a Seoul, ha documentato le condizioni drammatiche di circa 200 cani detenuti nell’allevamento.

La Corea del Sud è l’unico paese al mondo in cui gli allevamenti di cani destinati all’alimentazione sono riconosciuti e sostenuti nonostante gli orrori perpetrati. Cani di tutte le razze e taglie, preferibilmente, un incrocio, di taglia media, con un colore chiaro, chiamato Jindos. In realtà tutte le razze sono sfruttate per l’alimentazione passando dai labrador, ai beagle, husky fino ai piccolo chihuahua. Molti esemplari sono randagi che vengono raccolti per le strade per essere venduti al mercato, senza un controllo sanitario.

Wendy Higgins, responsabile del settore del benessere degli animali della Humane Society International, ha denunciato le condizioni terrificanti con le quali si allevano i cani: “La maggior parte degli animali trascorrono le loro giornate con le zampe divaricate mentre cercano di camminare sulle rete metalliche e dormono nelle loro ciotole in quanto è l’unica superficie dura sulla quale possono riposare. Nella maggior parte dei casi hanno delle piaghe da decubiti e molti cuccioli riportano delle ferite alle zampe che s’incastrano tra le maglie delle rete metalliche. Vivono nella sporcizia più totale”.

Una situazione raccapricciante sulla quale gli attivisti intendono accendere i riflettori in vista delle Olimpiadi invernali, sottolineando che non è possibile immaginare di guardare le competizioni, pensando che, a pochi di chilometri di distanza, vi siano degli allevamenti di questo tipo. Ecco perché viene auspicato che grazie alle Olimpiadi, la Corea del Sud intervenga sul tema.

Il consumo della carne di cane è diffuso in molti paesi asiatici e si stima che a circa 30 milioni di cani uccisi ogni anno in tutto il continente asiatico soprattutto in paesi come Cina, Filippine, Thailandia, Laos, Vietnam e Cambogia, mentre in Corea del Sud il consumo di cane è più diffuso nei periodi estivi detti del “Bok Nal“.

Da molti anni, la Humane Society opera in Corea del Sud, riscattando cani e cercando di far riconvertire gli allevamenti di cani in aziende agricole, come per la produzione dei mirtilli e del peperoncino.

Negli anni passati, la Corea del Sud vietò il consumo di carne di cane, in occasione delle Olimpiadi estive del 1988, ma dopo l’evento il commercio riprese tranquillamente.

La Humane society ha promosso una petizione in modo da fare pressione sul governo inglese per quanto riguarda la questione degli allevamenti e del benessere dei cani in Corea del Sud in vista delle Olimpiadi invernali del 2018.

Per firmare la petizione e maggiori informazioni clicca Hsi

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