Non aveva un nome, né tantomeno la speranza di vivere, lasciato solo, nell’indifferenza totale. Era disperso nelle campagne di Gonnosfanadiga, in Sardegna, dove le volontarie lo hanno poi trovato nei pressi di un’ufficio comunale.
Era stato abbandonato in condizioni disumane, ridotto pelle ed ossa con una patologia all’occhio che fuoriusciva.Un cane da caccia, un piccolo bretone abbandonato probabilmente perché diventato inutile o perché forse non volevano curare, tanto da ridurlo uno scheletro e da farlo sembrare anziano. Come sempre, ci rimettono queste creature indifese che vengono condannate a morte da chi fino a quel giorno si erano “presi cura” di loro.
Fortunatamente, un gruppo di volontarie non sono state indifferenti e sono riuscite a recuperarlo, mettendolo al sicuro in un rifugio locale, Amici degli Animali, gestito dalle volontarie tra le quali, Caterina Uccheddu che si è adoperata per l’esemplare.
“Non ci sono più parole per descrivere l’orrore in cui certe creature trascinano la loro vita per il menefreghismo umano, oggi grazie all’incontro con una volontaria, Francesca Francesca Meucci, lui è stato portato via dalla strada ed accolto al rifugio, con la disperazione nel cuore iniziamo un’altra battaglia. L’abbiamo chiamato Buck. Forza amore iniziamo a combattere insieme”, scrive la Uccheddu, condividendo le immagini straziati di quel cane che non aveva un nome e che nessuno aveva mai aiutato.
Per chi si batte per tutelare gli animali, ogni giorno è una sfida, mancano i fondi per curare gli animali, per il cibo e i farmaci. Ecco perché la Uccheddu ha lanciato un appello con il quale chiede aiuto per Buck e gli altri esemplari ospitati nel rifugio: “Siamo disperati ci appelliamo al buon cuore della gente, chiunque a seconda delle proprie possibilità, può darci una mano, ne abbiamo davvero bisogno”.
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