Libia: pastore tedesco ferito diventa simbolo dell’orrore della guerra

Libia: pastore tedesco ferito diventa simbolo dell’orrore della guerra

Immagini che mettono i brividi arrivano dalla Libia: un cane pastore tedesco ferito diventa il simbolo dell’orrore della guerra.

libia pastore ferito
(Facebook)

Si parla spesso di cani vissuti in zone di guerra, alcuni di loro hanno avuto una seconda possibilità: ha commosso molti ad esempio la vicenda di Maggie, un cane sparato 17 volte prima di essere salvato dal Libano. Come si possa fare tutto questo a un animale indifeso è la domanda che ci facciamo in questi casi e proprio mentre imperversa la crisi libica, attraverso i social media locali, arriva da Tripoli una storia che mette molta angoscia.

La vicenda del pastore tedesco ferito in Libia

“Questo cane innocente non capisce neanche che cosa stia accadendo attorno a lui” e ancora “Se a un animale fanno questo, pensate cosa possono fare a noi”: questi sono alcuni dei commenti apparsi a una foto pubblicata sui social media che mostra un cane da pastore tedesco rimasto ferito a causa dei combattimenti in Libia. L’animale è rimasto nella zona dell’aeroporto internazionale di Tripoli, a sud della capitale. Nelle immagini lo si vede mentre viene soccorso da due giovani. Foto che hanno fatto emergere tutta l’indignazione e la costernazione per l’accaduto.

Stando alle cronache, il povero animale sarebbe stato ferito da un proiettile vagante, sembra sparato contro un gruppo di fedeli dopo la preghiera del venerdì. Vittima innocente di una guerra civile che non conosce tregua, ora è stato preso in cura da un gruppo di volontari, che tendono a rassicurare sulle condizioni di salute. Ma queste immagini hanno causato anche qualche polemica: qualcuno ha fatto notare infatti che in Libia a morire sono soprattutto civili e che sarebbe eccessivo preoccuparsi per un cane. Questa la risposta alle critiche: “Almeno le persone possono tentare di spostarsi in un altro luogo perché sanno che c’è la guerra. Lui merita di essere trattato come ogni altro essere umano”.

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