Ruben, conosciuto come il “leone più triste del mondo”, è finalmente libero dopo quindici anni trascorsi in una gabbia: la sua nuova vita in un santuario in Sudafrica sta per iniziare.
Spazi ristretti e angusti, cemento e sbarre di metallo. Questo è stato l’ambiente in cui un leone, di nome Ruben, ha trascorso tutta la sua esistenza. La triste storia del povero felino arriva direttamente dall’Armenia. A raccontarla sui social network sono stati gli attivisti per i diritti degli animali della Animal Defenders International (nota con l’acronimo ADI). Come è infatti possibile leggere dai post condivisi su Facebook all’account dell’ADI, Ruben, nato in cattività, ha passato quindici anni chiuso in una gabbia: non ha mai camminato sull’erba e non ha mai visto il sole in tutta la sua vita. Dopo la chiusura del circo privato di cui aveva fatto parte per dieci anni, il leone è rimasto completamente da solo. Dietro alle sbarre della gabbia nel silenzio più assoluto, nutrito di tanto in tanto da alcune persone, Ruben ha trascorso così i successivi cinque anni della sua vita fino a circa un mese fa, quando finalmente qualcosa è cambiato.
Camminerà sull’erba e vedrà il sole per la prima volta: dopo quindici anni, Ruben non dovrà più essere triste (VIDEO)
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Nei numerosi post condivi su Facebook è possibile ricostruire la triste storia di Ruben. Nato in cattività e vissuto in uno zoo privato in Armenia finché questo non ha chiuso, Ruben è stato lasciato indietro mentre gli altri animali sono stati portati via per essere trasferiti in altri parchi zoologici. Il suo mondo è diventato così all’improvviso silenzioso. Per più di cinque anni i propri ruggiti sono stati l’unico suono che il leone ha conosciuto.
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Vissuto in completa solitudine, ha ricevuto il soprannome di “leone più triste del mondo”. Ruben adesso ha quindici anni di età: ha i denti inclinati e scheggiati dalle sbarre della gabbia, problemi neurologici e problematiche alle ossa. Le condizioni di salute di Ruben non sono sfuggite all’associazione Animal Defenders International, che per diversi mesi si è battuta per riuscire a liberare il povero leone.
Con una campagna sui social e con numerose richieste di intervento alle autorità statali, l’ADI è riuscita un mese fa ad ottenere un primo trasferimento dal luogo isolato alla Fondazione Armenia per la conservazione della fauna selvatica e dei beni culturali, dove l’associazione sta finanziando le cure del leone in un’unità di quarantena. Da qui gli attivisti vorrebbero trasferire il leone in Sudafrica, per questo lo hanno microchippato e sottoposto a tutte le vaccinazioni e tutti gli esami del sangue necessari per i viaggi internazionali.
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Nel continente africano, la terra a cui il leone appartiene ma che non ha mai conosciuto, l’ADI gestisce un santuario per grandi felini sottratti da zoo e circhi. Qui il leone «avrà un habitat con più sezioni in modo che possa avere costantemente accesso a più spazio man mano che i suoi movimenti migliorano. Avremo bisogno di ricostruire le piattaforme e altri arricchimenti per soddisfare i suoi bisogni immediati, ad esempio gradini bassi e larghi attorno alle piattaforme», spiegano i volontari.
Come si legge su Facebook, il dottor Harutyn Hovhannisyan e il dottor Peter Caldwell stanno collaborando per stabilire il regime fisico ottimale che permetterà a Ruben di affrontare il viaggio. L’associazione Animal Defenders International dovrà adesso ottenere il permesso di esportazione dall’Armenia e il permesso di importazione in Sudafrica; finire di realizzare la cassa da viaggio di Ruben direttamente in Armenia (spedire una cassa ADI già pronta dal Sudafrica sarebbe stato troppo costoso).
Intanto gli attivisti di Animal Defenders stanno preparando l’habitat di Ruben nel santuario in Sudafrica (l’ADIWS) con una serie di piccoli recinti con adattamenti come piattaforme molto basse, per soddisfare le esigenze di Ruben.
L’ADI si è già informata sui voli aerei disponibili a trasportare il leone e ha calcolato i costi del viaggio comprensivi del trasporto via terra in Armenia e in Sudafrica, dell’assistenza a terra aeroportuale negli aeroporti di Yerevan e Johannesburg. Nel mese di marzo l’Animal Defenders spera di riuscire a spostare il leone, non appena avrà ottenuto i permessi di importazione ed esportazione CITES e confermato la disponibilità di voli.
Manca poco quindi all’inizio della nuova vita di Ruben. Il maestoso felino a breve potrà finalmente interagire con i suoi simili, camminare sull’erba e vedere finalmente il cielo sopra alla sua testa. (di Elisabetta Guglielmi)