Dopo il fatto di cronaca rimbalzato sulle pagine dei quotidiani nazionali di un assessore di Imola che recentemente ha proposto di rimediare al fenomeno del sovraffollamento dei canili per abbattere i costi di gestione, sopprimendo i cani (clicca qui), molte persone sui social si sono chieste com’è possibile che ci siano ancora queste argomentazioni.
Il fenomeno del randagismo e degli abbandoni è un tema a livello globale che riguarda indistintamente i paesi, quelli più avanzati e meno avanzati, anche se le problematiche legate al territorio sono diverse così come i numeri degli animali vaganti. Un fenomeno che secondo un rapporto del 2011 della World Health Organization (WHO) (Organizzazione mondiale della Sanità) si riflette anche sul benessere e la diffusione delle malattie sugli umani, nei paesi con scarse condizioni igieniche-sanitarie, come India, Africa o svariati paesi asiatici, alcune anche mortali. Nel mondo vengono considerati circa 200milioni di randagi che diventano una piaga per quanto riguarda la gestione non solo delle epidemie ma anche del benessere stesso degli animali.
In molti paesi, il fenomeno del randagismo viene contrastato con politiche che applicano l’eutanasia, non solo in paesi come Stati Uniti ma anche in Europa. In Italia con la legge 281 del 1991 è illegale sopprimere i randagi, ma il tema è stato più volte riproposto per far fronte al sovraffollamento nei canili da un punto di vista dei costi amministrativi. Ovviamente, chiunque abbia provato a presentare una richiesta per reintrodurre l’eutanasia nei canili italiani si è visto gentilmente replicare come l’eutanasia per animali è contemplata nella legge 281 del 1999 che stabilisce anche che bisogna contenere il numero di trovatelli attraverso la sterilizzazione, il ricovero presso strutture adeguate e che gli animali possono essere “addormentati” soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità.
In Europa, tuttavia non vi è una regolamentazione che allinei i paesi membri su questo tema, per cui molti paesi come Francia, Inghilterra, Germania dove tra l’altro fino al 2013 era consentito sia la zoofilia che sembrerebbe anche sparare ai cani in un centro abitato e in Spagna applicano o hanno applicato fino a recentemente l’eutanasia ai cani. In Inghilterra addirittura l’eutanasia è prevista dopo pochi giorni di permanenza.
Un rapporto del 2012 della Rscpa International (per il rapporto clicca qui) quando in Ucraina vi fu il massacro di cani per gli Europei di calcio e alla vigilia della reintroduzione della soppressione dei cani randagi in Romania (2013), ha evidenziato che circa il 32% dei paesi applica l’eutanasia dopo un determinato periodo di permanenza in canile che spazia dai 3 ai 60 giorni, il 6% dei paesi alla cattura mentre solo il 10% dei paesi non permette l’eutanasia. Nei paesi più civili, come il Belgio, gli animali vaganti possono essere soppressi solo in caso di problemi di saluti per cui dopo una visita medica, mantenerli in vita potrebbe essere una tortura per loro.
In ogni modo quello che ha constatato la Rscpa è che se da una parte nei paesi in via di sviluppo come quelli asiatici sia aumentata la consapevolezza per la tutela e la difesa degli animali con una crescita delle associazioni che si occupano di volontariato e di recupero degli animali, dall’altra nell’Ue non vi è una regolamentazione che stabilisce delle norme per la gestione dei cani randagi né che garantisce una condivisione dei dati per il loro ritrovamento né tantomeno sul tema dell’eutanasia dei cani a cominciare da metodi più o meno consoni dalla loro cattura alla loro soppressione.
Per far fronte a questo massacro di massa, dove ad esempio in Canada vengono uccisi il 14% dei cani recuperati nei canili, negli Stati Uniti si sono create delle associazioni “no-kill” che si occupano del recupero di cani senza ucciderli, a differenza dei canili comunali che, per legge, devono sopprimere i loro ospiti dopo una decina o una quindicina di giorni dal loro arrivo se non vengono reclamati. Inoltre molte associazioni Usa tentano di riscattare quei poveri 4zampe, il cui destino è segnato dalla morte, avviando grazie anche all’aiuto dei social, delle vere e proprie campagne per salvare gli animali che devono essere soppressi. Un caso esemplare è recentemente rimbalzato sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo, per cui due cani che dovevano essere sottoposti all’eutanasia, sono stati salvati e adottati grazie ad una foto condivisa sui social che li ritraeva in un abbraccio e che ha commosso gli utenti di tutto il mondo (clicca qui). Proprio nel 2014 in Francia, dove la soppressione degli animali nei canili (Spa) era prevista tra gli 8 e i 10 giorni di permanenza, gli stessi medici veterinari delle Spa si sono opposti alla legge, introducendo una circolare interna, per cui è stata proibita qualsiasi forma di eutanasia se non giustificata da un avviso medico. Le Spa in una nota avevano ricordato che il loro scopo era di proteggere gli animali e non di ucciderli, annunciando una nuova strategia mirata alle adozioni.
La Lav, in occasione delle elezioni europee che si sono svolte nel 2014, aveva sollecitato una regolamentazione Ue per la gestione dei randagi nell’ambito dell’Unione Europea, dal recupero, al loro mantenimento e cure fino all’abolizione dell’eutanasia nei canili. Ad oggi, nonostante le iniziative promosse vi è un nulla di fatto e si continua ad uccidere indiscriminatamente i piccoli 4zampe più sfortunati che dopo essere stati abbandonati e aver sofferto l’allontanamento dal padrone, sono spacciati.
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