L’empatia quella facoltà che ci rende migliori con gli animali: raccontata in documentario

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By lotta75

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Ci sono delle sensazioni e dei sentimenti che spesso non riusciamo a definire. Emozioni che gli animali riescono a trasmetterci attraverso dei canali che non sono di certo legati al linguaggio o alla parola, a quel tipo di comunicazione con la quale la specie umana ha voluto fondare la sua supremazia. Per raccontare cosa significa il legame con il regno animale e la sofferenza che l’uomo infligge agli altri esseri viventi, è stato realizzato un bellissimo documentario intitolato “Empatia”, prodotto dalla Fundación para el Asesoramiento y Acción de la Defensa de los Animales (Faada) per la regia di Ed Antoja.

Si tratta di un percorso attraverso il quale il regista offre il punto di vista di diversi esperti sul tema del perché la società perpetra la sofferenza degli animali.

Tra le diverse testimonianze, vi è quella di Peter Li, noto attivista dell’organizzazione Humane Society International (HSI) che ogni anno si reca al Festival di Yulin per denunciare gli orrori e riscattare il maggior numero possibile di cani. Immagini agghiaccianti di cani e gatti traumatizzati nel vedere i loro simili bastonati a morte: “E’ difficile immaginare la sofferenza psicologica di uno dei quegli esemplari che vede uccidere e squartare gli altri cani. E’ un’idea che mi perseguita e che non mi abbandonerà mai”, ha ammesso l’attivista.

Secondo alcune ricerche, in tutto il mondo ogni secondo vengono uccisi 3mila animali destinati al consumo umano. Il caso dei cani macellati non è poi così distante da quello delle altre specie come mucche, polli o maiali.

Il regista Ed Antoja non a caso ha voluto sottolineare che “se un cane ha dei sentimenti, anche il maiale, la mucca o il pollo ne hanno. Nessuno sarebbe in grado di rinchiudere il proprio cane in una gabbia per poi ucciderlo e mangiarlo. Eppure si tratta di un sistema che appartiene alla nostra società. Quando acquistiamo un hamburger al supermercato non pensiamo mai ad associarlo all’immagine di sofferenza di una mucca o di un maiale”.

Il documentario mira a portare una riflessione e ad avviare un cambiamento nelle abitudine delle persone. Lo stesso Antoja spiega che non si tratta solo di un legame affettivo ma di qualcosa che va oltre, il cui significato viene raccontato nella pellicola e che risiede in quella facoltà che ci porta verso l’altro.

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