Agrigento, la legge sul randagismo che “vieta ad animalisti e cittadini di aiutare i cani”

Agrigento, la legge sul randagismo che “vieta ad animalisti e cittadini di aiutare i cani”

randagismo

È piena emergenza randagismo ad Agrigento. E la cosa è stata ulteriormente accentuata da divieto di aiutare cani che vivono per strada. Questo a causa di un decreto emanato a novembre dall’assessorato alla Salute e che si lega alla legge n.15 del 2000. La Sicilia è una regione a statuto speciale ed in quanto tale gode di alcuni fattori che differiscono da quelli in ambito nazionale. Questo divieto riguarda tanto i privati cittadini, che non possono portare in casa loro dall’oggi al domani un randagio, quanto le associazioni animaliste. La cosa ovviamente ha suscitato polemiche. In pratica si impedisce ai movimenti che hanno come scopo il contrasto al randagismo di compiere il proprio lavoro. La legge definisce questi animali “cani del territorio”. E per chiunque trasgredisca questo discusso provvedimento sono previsti una segnalazione ed anche una multa che oscilla tra gli 86 ed i 520 euro.

Randagismo, ad Agrigento non è possibile soccorre i cani senza incappare in una multa

L’associazione ‘L’Itaca di Argo’ lamenta questa situazione di estremo disagio e rimarca il fatto che i randagi soccorsi vengono poi dati in adozione. Tolti dalla strada, curati e resi felici. Eppure una legge impedisce tutto ciò che rappresenta la cosa migliore per questi animali. Il processo di installazione del microchip è obbligatorio ed in quel caso il veterinario di turno è tenuto a comunicare il nome di chi gli ha portato il cane. E da qui scatta la sanzione. Non c’è via di uscita oltre all’agire clandestinamente (cosa sbagliatissima) od a sperare che il veterinario e le amministrazioni locali soprassedano.

Secondo la normativa entrata in vigore nelle scorse settimane, “i cani del territorio – li chiameremo randagi per comodità e perché in effetti lo sono – appartengono al sindaco e nessun privato può arrogarsi del diritto di prelevarli. L’Ente si giustifica dicendo che alla scarsità di canili ‘pubblici’ si fa fronte con l’esistenza di altrettante strutture private, e che negli ultimi anni sono stati microchippati 60mila cani e ne sono stati sterilizzati 6mila. Ma per le stesse associazioni animaliste è indubbio che tutto questo tagli le gambe a loro ed ai privati che intendono fare del bene agli animali. Altrove per fortuna non va cosi: un randagio è stato salvato. Ed aveva un tumore che lo stava uccidendo.

A.P.

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