Sono stati presentati i dati relativi al 2015 del Rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente che non preannunciano di certo buone notizie, in quanto secondo lo studio, sono cresciuti del 49% i reati contro gli animali e gli incendi. Nel giro d’affari del settore Ecomafie in calo si registrano nel racket degli animali ben 8.358 reati commessi nel 2015.
Lo scorso anno sono state presentate 7.270 denunce, effettuati 7 arresti e 2.204 sequestri.
Tra i reati più diffusi, spiccano il bracconaggio, il commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti.
Dal rapporto, emerge che nelle regioni dove vi è maggiore presenza mafiosa si sono registrati quasi 4mila reati ovvero più del 47% dei reati consumati su tutto il territorio italiano.
In base alla classifica, in prima posizione spicca la Sicilia con ben 1.641 reati quasi il 20% su scala nazionale, seguita da Sardegna con 1.146 reati, Campania (1.001) e Lazio (772).
Per quanto riguarda le province più colpite in prima posizione Sassari (666), seguita da Napoli (630), Roma (479), Catania (395) e Palermo (346).
Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ha sottolineato che dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali sarebbero necessarie altre misure, come ad esempio, “c’è bisogno con urgenza di leggi sui delitti contro gli animali, di norme per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di strumenti contro le agromafie e della costituzione di una polizia ambientale più strutturata sul territorio”.
Legambiente ha avviato un osservatorio sulla zoomafia ovvero attività illegali che hanno al centro gli animali, estese da Nord a Sud della penisola e che riguarda un giro d’affari di 3 miliardi di euro. Nella fattispecie rientrano il traffico di cani e gatti, animalie esotici, bracconaggi, contrabbando fauna selvatica, scommesse illegali corse clandestine, combattimenti fra cani, ma anche macellazione clandestina o furti di bestiame.
Non a caso, proprio recentemente, considerando l’aumento dei combattimenti illegali, l’osservatorio a riattivato il numero SOS combattimenti, per segnalare i soprusi.