Ci sono moltissimi luoghi comuni sulle animaliste e il web come i social è un “botta e riposta” continuo tra gli estremisti più veraci e diverse categorie di persone tra cacciatori e carnivori che difendono la legge della natura e la “supremazia” dell’uomo sull’animale. Eppure, la causa animalista risale al XIX secolo, quando in Gran Bretagna, nella ben pesante epoca vittoriana, nacque la prima società di protezione animali diventata la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSCPA) nata da un piccolo circolo ristretto di persone che hanno poi voluto diffondere la causa in tutta Europa. Infatti, una delegazione di rappresentanti della Rscpa andò in Francia, Belgio e Germania promuovendo l’ideale di difesa e tutela degli animali. Alla metà del XIX secolo, si formarono, in diversi paesi, delle associazioni simili anche governative così anche in Italia, prima dell’Unità, con nuclei a Torino, Firenze e Napoli. Da quel momento in poi le associazioni hanno operato per inserire norme adeguate al benessere degli animali, passando anche attraverso gli anti vivisezionisti, con la creazione della British Union for the Abolition of Vivisection (l’Unione antivivisezione) nel 1898, ad opera di una donna, Frances Power Cobbe e gli etologi sostenitori della difesa degli habitat e degli ecostistemi che, già all’alba del Novecento, era contrari agli zoo, intesi come sfruttamento degli animali. King kong è il simbolo di questa lotta contro lo sradicamento degli animali dal loro habitat inizio XX secolo.
Assurdo pensare che dopo quasi cento cinquant’anni, il dibattito in alcuni casi è ancora al primo livello, ovvero quello in cui si deve ancora affermare nella Costituzione di un paese che gli animali sono esseri senzienti.
In questo scenario non mancano alcuni personaggi che hanno sposato la causa animalista e sono diventati dei simboli, contribuendo a smentire un altro luogo comune: ovvero che le donne animaliste non trovano compagni perché non sono belle e ripiegano sugli animali.
Ecco allora che vogliamo offre un piccolo percorso, non esaustivo, alle donne animaliste, angeli dei 4zampe, quelle che si sono battute per i diritti degli animali e continuano a battersi ogni giorno per esseri indifesi e che di certo non amano le pellicce: da Maria Dickin (1870 – 1951), fondatrice dell’associazione veterinaria caritatevole, People’s Dispensary for Sick Animals (PDSA) ha contribuito a salvare circa 500 animali durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale a Londra, passando per l’attivista Velma Johnston che negli anni Settanta ha difeso i mustang americani selvatici dallo sterminio di governo. E ancora: Daphne Sheldrick che ha dedicato la sua vita alla tutela e conservazione degli elefanti in Kenya oppure la nota primatologa Jane Goodall, che ha fatto delle straordinarie scoperte sui scimpanzé e Dian Fossey che ha difeso al rischio della sua vita i gorilla in Ruanda, nel Volcanoes National Park, morta assassinata. A lei venne dedicato un bellissimo film “Gorilla nella nebbia”.
Tra le più note attivisti nel XX secolo, non possiamo non citare l’attrice francese Brigitte Bardot, fondatrice dell’associazione 30 millions d’amis con la quale si batte per i diritti degli animali in tutto il mondo, in prima linea negli Settanta e Ottanta contro la caccia alle foche. Ancora oggi, BB è un simbolo nel mondo. Negli anni Settanta, un’altra bellissima donna, la top model Celia Hammond si è battuta contro la caccia alle foche.
Questa tendenza si è andata ad affinare con le campagne di Peta che ha utilizzato testimonial d’eccezione come la cantante Pink per le sue campagne di sensibilizzazione. Non possiamo non citare la modella vegetariana Sophie Barrett che ha donato il suo corpo alla causa animale oppure sul fronte italiano donne come Anna Falchi che con la sua bellezza atemporale ha contribuito a sfatare il mito della gattara in versione “befana”, prodigandosi per le coline feline a Roma oppure Carmen Russo che ha sempre amato comparire con i suoi pelosi in Tv e infine, impossibile non citare l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente.
Di certo non si tratta degli animali dei vip in prima linea su Instagram un po’ come Cara Delvingne caduta in disgrazia per aver messo il collare anti abbaio al suo cane o Paris Hilton che ama farsi i selfie con i suoi costosissimi cani solo per un po’ di notorietà, forse, contribuendo a spettacolarizzare quello che c’è di reale e vero nel rapporto con gli animali: ovvero il sentimento di rispetto, lo scambio, l’interazione e l’amore.
Un omaggio a tutte le volontarie che in Italia, nonostante le difficoltà si preoccupano per gli animali.
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