E’ da anni che va avanti il caso del canile Millemusi di Messina, successivamente esploso sui media inizio 2016 dopo diverse denunce presentate da alcuni volontari e associazioni locali, tra cui il Fronte Animalelibero e l’intervento dei Nas per controllare le condizioni igenico sanitarie della struttura.
In primo piano venne evidenziata l’assenza di risorse economiche per cui la struttura percepisce da parte delle istituzioni circa 400mila euro l’anno. Come trapela dalla stampa locale, gli stessi operatori e veterinari del Canile Municipale non avrebbero ad oggi percepito lo stipendio mensile da gennaio 2016 e non avrebbero più le risorse per recarsi al canile o gestire gli animali. Non a caso, cittadini, associazioni e volontari si sono impegnati a donare cibo e medicine per aiutare gli esemplari ospitati nel centro, circa 400 cani.
Ma quello che cela il Canile Millemusi sembra essere una storia ben più mortificante diffusa tramite un comunicato dal presidente del Fronte libero Animali Letterio Ivardo che tramite una documentazione fotografica ha raccolto numerose testimonianze che indicherebbero condizioni di maltrattamento, incuria e di morti sospette di cani presenti nel canile in questione.
Nel comunicato, viene sottolineato che dopo alcune segnalazioni, l’associazione ha avviato un’indagine, scoprendo che in pochi mesi, ben 38 cani sono deceduti nel registro di quelli con il microchip: ” Cani naturalmente quelli ufficiali poiché ne sono morti altri senza microchip”, aggiunge Letterio, sostenendo di aver condotto ulteriori approfondimenti dai quali ha accertato che il veterinario responsabile di questa vicenda di decessi è stato in parte nascosto.
Grazie alla testimonianza di alcune volontarie, l’associazione ha scoperto che le morti sospette sarebbero da accertare nel periodo che va dal 2010 al 2014 per cui l’associazione è ancora in attesa dei registri, anche se secondo indiscrezioni vi sarebbe una media di circa 70 cani morti ogni anno in quel periodo.
Fronte Animale Libero ha denunciato che molti cani sono deceduti perché non curati, diramando alcune fotografie, scattate di nascosto dalle volontarie di cani morti dopo atroci sofferenze all’interno del canile: “Queste che vedete sono solo una piccola parte dei cani morti tra atroci sofferenze in attesa di essere curati dal veterinario in questione, cure che non sono state mai somministrate!”, scrive Letterio,spiegando che qualche cane è stato salvato grazie alle volontarie che li hanno curati a proprie spese.
Dalla relazione dell’azienda sanitaria locale del 1° aprile 2016 (Prot. 274 AC) viene indicato che vi è una mancanza di aggiornamento dei registri, delle schede e delle cure dei cani, che non vi è una manutenzione adeguata dei box, che i cuccioli non sono separati dagli adulti, scarsa igiene della conservazione del cibo e soprattutto che non vi è un luogo adeguato per i trattamenti di cani con patologie.
“Ad oggi non è cambiato nulla a parte il veterinario che viene un giorno si e 2 giorni no, un’oretta a curare circa 400 cani di cui molti sono malati di leishamania, erlichia,insufficienza renale ed epatica. Non viene messo antiparassitario e non viene fornito il cibo specifico per chi soffre di varie patologie. E i cani sono in balia di tutto”, sostiene Fonte Animale Libero, concludendo che “le
responsabilità sono molteplici: del Comune che finanzia con soldi pubblici il canile, circa 400 mila euro l’anno e di cui era in dovere di controllare lo stato di salute dei cani, alla ex responsabile della lega che come da statuto aveva la responsabilità prima morale e poi giuridica di vigilare sullo stato di salute dei cani, e che tutt’oggi viene da volontaria al canile e decide sulla vita dei cani spostandoli da un box ad un altro e facendoli sbranare, l’ex veterinario che dal 2012 al 2015 non ha curato la maggior parte dei cani”.
Ecco alcune immagini scioccanti, diramate dall’associazione che sottolinea che si tratta solo di un piccolo esempio di come sono le condizioni dei cani.
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