C’è un lato oscuro del turismo degli elefanti in Thailandia. Alcune esperienze fatte dai turisti causano processi di addestramento crudeli per gli animali
Una pratica assolutamente da condannare nonché il lato oscuro di quello che per alcuni esseri umani viene visto come una forma di divertimento.
Dopo l’eclatante caso dell’elefantessa gravida uccisa con un ananas pieno di petardi che ha indignato il mondo, purtroppo giunge dalla Thailandia un altro fenomeno crudele a scapito degli elefanti: il loro processo di addestramento dovuto al turismo.
In Thailandia a causa del turismo vengono tenuti in cattività e addestrati migliaia di elefanti. Il cosiddetto addestramento consiste in tutta una serie di pratiche brutali a cui vengono sottoposti i pachidermi al fine di renderli mansueti e sottomessi, per renderli in grado di interagire con i turisti.
I poveri animali devono trasformarsi in giostre per i visitatori o vengono costretti a esibirsi in numeri da intrattenimento. La World Animal Protection ha documentato le condizioni disumane in cui questi poveri elefanti vengono detenuti.
Senza contare che da queste assurde pratiche non sono esclusi neanche i piccoli, che vengono strappati precocemente dalle loro madri. L’obiettivo dell’organizzazione è quello di denunciare questi crudeli processi e di mostrare i danni non solo fisici ma anche psicologici provocati agli elefanti.
Animali privati della libertà e della loro natura, usati per esibizioni, per essere cavalcati e portare a spasso i turisti che visitano la Thailandia, fotografati e ripresi.
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Una realtà sconvolgente quella del turismo degli elefanti in Thailandia, due facce di una stessa medaglia. Ma quello che da alcuni viene vissuta come “un’esperienza da fare in vacanza”, dall’altra rappresenta un’orribile incubo.
La World Animal Protection ha stimato che ci sono circa 2.800 esemplari tenuti in in cattività, sfruttati in campi presenti in tutta la Thailandia e che sono stati sottoposti a questo addestramento crudele.
Come abbiamo detto, il fine di questo processo è quello di renderli docili per permettergli di interagire con i turisti, esibirsi in spettacoli, essere cavalcati. La forte domanda del turismo purtroppo alimenta la richiesta di queste esperienze con gli elefanti, il che porta i formatori ad implementare questi metodi brutali pur di soddisfare la domanda.
Uno degli aspetti positivi dovuti alla pandemia da Covid 19 è che in mancanza di turisti tale pratiche avevano subito una battuta di arresto.
Con il lockdown dovuto alla pandemia, almeno 85 di questi campi in Thailandia sono stati costretti a chiudere. Il blocco ha causato il licenziamento di oltre 5.000 dipendenti, mentre altre strutture sono ancora funzionanti.
Molti elefanti dei campi chiusi, hanno dovuto percorrere miglia, attraverso il paese, per giungere a piedi nel luogo in cui vivono i loro proprietari legali. Ad alcuni è stato permesso di vagare liberamente per il foraggio, mentre altri sono stati sfruttati per compiere lavori pesanti.
L’organizzazione propone come soluzione a lungo termine il divieto della riproduzione di questi esemplari in cattività, per garantire che le generazioni future vengano risparmiate da questo trauma.
La World Animal Protection ricorda l’enorme potere detenuto dai turisti, che rinunciando a queste esperienze farebbero ridurre drasticamente o, nella migliore delle ipotesi, eliminare totalmente queste pratiche. Sostituendo tali attività con l’osservazione degli elefanti nel loro habitat naturale e sostenere strutture più adeguate a loro.
L’organizzazione spiega anche che per la maggior parte degli elefanti, essere rimessi in libertà non è una soluzione possibile, quindi dei santuari in cui possano vivere secondo la loro natura sarebbe la condizione ideale.
Queste strutture, come accennato, permetterebbero solo di osservare in sicurezza questi esemplari, fornendo comunque posti di lavoro e un reddito prezioso alla popolazione e allo stesso tempo garantire le condizioni idonee agli animali.
Gli elefanti avrebbero la libertà di vagare, pascolare e fare il bagno mentre socializzano, piuttosto che essere usati per faticose cavalcate ed esposti al sole tutto il giorno.
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Audrey Mealia, di World Animal Protection, ha dichiarato: “L’industria del turismo si è fermata a seguito dei COVID-19, ma si ricostruirà: questa è l’occasione ideale per costruire un futuro migliore.”
“Chiediamo al settore turistico di rivedere le loro politiche sulla fauna selvatica e smettere di offrire esperienze di sfruttamento ai propri clienti. Al momento, gli elefanti non vengono utilizzati per cavalcare, fare il bagno o spettacoli. Vorremmo che continuasse così. ”
Purtroppo lo sfruttamento degli elefanti nel turismo è solo una piccola parte del crudele commercio mondiale di animali selvatici. Questa piaga non solo causa sofferenza a milioni di animali, ma danneggia anche la nostra salute attraverso l’esposizione a pandemie.
Per un futuro migliore per tutti, sarebbe opportuno mettere fine a tale assurdo commercio.
M. L.
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