Getta il cane di suo figlio dal 7° piano ma nessuno lo denuncia I paradossi della giustizia sono all’ordine del giorno tanto più se si tratta di maltrattamento o di uccisione di animali. Tra le ultime vicende a destare indignazione, la morte di un cane lanciato dal 7° piano di un’abitazione a Roma, al termine di una lite domestica.
Il drammatico caso rimbalzato sulle pagine dei quotidiani aveva colpito l’opinione pubblica. Un caso di violenza perpetrata davanti agli occhi di un adolescente.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo Pietro Sorrenti, di 44 anni, dopo aver violentemente litigato con la compagna, avrebbe preso il cucciolo di jack russell di nome Lilly, lanciandola dal balcone di casa.
Un vicino avrebbe assistito alla scena e chiamato la polizia. Sul posto gli agenti hanno trovato un ragazzo di 15 anni che, nel frattempo era sceso a recuperare Lilly, ormai morta, che stringeva, tra le sue braccia, piangendo.
Il responsabile del gesto si sarebbe poi precipitato per strada all’arrivo della polizia, insultando e colpendo ripetutamente gli agenti con calci e pugni. “Tutte ste pagliacciate, è solo un cane. Ve sfondo a tutti”, inveiva il 44enne.
Omertà e l’uccisione di animali che resta impunita
Nonostante il fatto, a distanza di qualche giorno, l’unico testimone occulare non avrebbe confermato la sua tesi e ritratto le accuse. Sorrenti resta impunito per l’uccisione del cane. L’uomo è stato già condannato ad un anno e otto mesi con rito abbreviato per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento e la custodia in carcere. Ma nessuna accusa per l’uccisione del cucciolo.
Come viene ricordato, nonostante l’uomo sia sospettato di aver ucciso il cane, non sarebbe possibile proseguire le indagini per maltrattamento di animali. Infatti, per proseguirle è necessaria la querela e l’unico testimone ha ritratto le accuse. Dal canto suo, Sorrenti sostiene di non aver ucciso il cane.
“Ma le pare che uccido un cane io?”, avrebbe dichiarato in sede dell’interrogatorio.
Resta il velo di omertà come in molti casi simili riguardo alla morte del cane. Come in passato, nel caso di Angelo ucciso in Calabria, il paese si era stretto attorno ai quattro responsabili della brutale morte del meticcio. Il giovane proprietario del cane, al momento non ha lasciato dichiarazioni e si sarebbe chiuso nel silenzio.
Con molte probabilità, sarà anche condotta un’indagine per la tutela del minore. Le autorità intendono scoprire se il minore abbia subito violenze e angherie dal padre. Una tesi che non dovrebbe essere esclusa in quanto chi arriva a maltrattare o ad uccidere un cane è un pericolo sociale.
Si attendono le repliche delle organizzazioni che come Enpa avevano annunciato di costituirsi parte civile.
C.D.
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