Labradoodle: la razza creata in laboratorio con problemi di salute
Rivelazioni imbarazzanti da parte del creatore della razza Labradoodle, un incrocio tra il Labrador e il Barboncino.
“Ho rilasciato il mostro di Frankenstein”, ha ammesso l’australiano Wally Conron, che ha dedicato la sua vita agli incroci tra labrador e barboncino.
Conron è dispiaciuto per le conseguenze che sono emerse dopo l’ibridazione. La popolarità di questa nuova razza, afferma l’allevatore, viene sfruttata da allevamenti non etici e spietati.
Questi cani frutto dell’incrocio, come molte razze recenti, hanno gravi problemi di salute e molti di loro tendono ad impazzire.
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La razza è stata creata a metà del XX secolo per un obiettivo preciso. Quello di realizzare una razza adatta per il ruolo di cane guida. Ovvero che avesse le predisposizioni caratteriali del labrador e le qualità del barboncino, tra le quali quella di essere una razza ipoallergenica
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L’allevatore ricorda che il ladradoodle è nato dalla richiesta di una donna cieca delle Hawaii che voleva un cane ma il marito era allergico. In questo modo, è riuscito ad ottenere tre cuccioli, uno dei quali fu dato alla signora delle Hawaii, mentre gli altri due furono pubblicizzati in degli annunci pubblicitari.
L’allevatore è pentito. Infatti, secondo quanto ha dichiarato “molti labradoodle hanno displasia dell’anca, problemi al gomito e altre malattie non così tipiche per entrambe le razze originali. Mi sembra che la stragrande maggioranza abbia tendenze ad impazzire o forse un problema genetico ereditario”.
Negli anni Ottanta, Wally Conron ha cercato di ottenere il riconoscimento della razza “labradoodle” e di prendere un brevetto per impedire che si diffondesse e fosse sfruttata da altri allevatori. E’ stato un fallimento. Da allora, molti allevatori hanno sperimentato questi incroci.
“Persone non etiche e spietate” che creano gli incroci per rivenderli a prezzi costosi.
“Lo scopo della cinofilia è innanzitutto la conservazione della biodiversità attraverso la valorizzazione delle razze canine e della loro funzione. Le attitudini sono state infatti determinanti nel costruire una relazione vincente con l’uomo. Una cosa è cercare di valorizzare le razze autoctone presenti sul territorio, altro è crearne continuamente di nuove per soddisfare le esigenze effimere del consumismo globale. La selezione delle razze canine oggi deve puntare alla salute degli animali e al loro più completo utilizzo nella società contemporanea”, ha commentato al Corriere della Sera, Dino Muto, presidente dell’Enci, l’Ente nazionale della cinofilia italiana.
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C.D.
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