Quante volte trascuriamo quanto siano importanti per noi i nostri animali nella vita familiare di tutti i giorni? Molto spesso ci troviamo impotenti davanti al dolore e alla perdita del nostro fedele compagno affetto da una malattia grave. L’eutanasia o la somministrazione di farmaci più forti, dai gravi effetti collaterali, sono considerate le uniche opzioni.
E’ dal dolore che è partita la ricerca scientifica di molti veterinari nel mondo, per dimostrare che esistono dei metodi palliativi al dolore e alle malattie incurabili come ad esempio l’uso della Cannabis. Scopriamo però quali sono i pro e i contro di questa pianta “miracolosa”.
Il noto principio attivo che si estrae dai germogli e dalla resina della cannabis prende il nome di tetraidrocannabinolo (THC). Mentre se somministriamo del cannabidiolo (CBD) non avremo effetti collaterali da tenere in considerazione, la somministrazione volontaria o accidentale insieme al THC ha dimostrato alcuni episodi avversi soprattutto nei cani. Tra gli effetti farmacologici che questo fitocannabinoide è in grado di indurre vanno annoverati effetti anti-infiammatori, ansiolitici, anti-depressivi, anti-tumorali, neuroprotettivi e antiossidanti.
Diversi sono stati i dibattiti sui quali molti veterinari si sono schierati. La maggior parte di loro sostiene che l’uso di cannabis possa ridurre le condizioni di dolore in pazienti terminali o malati di cancro, aiutandoli a mantenere una vita decorosa per diverso tempo posticipando l’eutanasia.
Il veterinario americano in testa alla campagna per le cure compassionevoli rivolte agli animali domestici, Doug Kramer, tiene a precisare che l’uso di cannabinoidi va preso solo per via orale in quanto agli animali danno fastidio e problemi inalare fumo passivo.
In seguito all’abrogazione della cannabis medica in ben 23 Stati nordamericani, oltre il Canada, i legislatori stanno cominciando a regolamentare anche la cannabis veterinaria.
Ci troviamo in Nevada, la quale oltre a migliorare la proposta della cannabis terapeutica sta introducendo un capitolo sui cannabinoidi ad uso veterinario.
La legge indica disposizioni con le quali il proprietario di animali può somministrare, sempre previa ricetta del veterinario, un quantitativo di Cannabis per alleviare condizioni mediche croniche o debilitanti.
La Dott.ssa Katia Micello, laureata presso La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, espone le proprietà benefiche della pianta, attraverso la sua tesi di laurea indicando quali patologie possono essere soppresse.
Se un cane ingerisce un “edible“, ovvero un alimento a base di Cannabis come un biscotto al cioccolato o un pezzo di burro, avrà sicuramente una risposta tossica alle sostanze. Ciò non è dovuto necessariamente al CBD o THC. Effettivamente l’apparato digerente del cane non è in grado di digerire cibi grassi o contenenti cioccolato (teobromina).
Ovviamente non tutti i cani e i gatti saranno in grado di assumere la stessa sostanza di cannabis perché ogni animale ha una struttura fisica e psicologica diversa. Sarà buona norma trovare il giusto dosaggio di cannabidiolo da somministrare al nostro animale senza però manifestare alcun segno collaterale come la perdita della capacità motoria.
Per concludere possiamo affermare che la Cannabis terapeutica potrebbe essere una valida alternativa a tanti farmaci per diminuire il dolore. È assolutamente importante distinguere quella commestibile ad uso umano da i prodotti elaborati per gli animali. A differenza degli esseri umani gli animali non apprezzano gli effetti psicoattivi della cannabis e ciò rende più appropriato l’uso di oli essenziali ricchi di CBD.
È importante però sottolineare che sono veramente troppo pochi gli studi medici su larga scala in questo campo. Ciò non toglie che sarà sicuramente utile poter provare a migliorare la qualità di vita dei nostri amici a quattro zampe anche grazie all’uso della Cannabis.
B.M
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