Dall’Alabama arriva la storia di Jughead, il cane randagio che è sopravvissuto per settimane con una scatola di plastica incastrata sulla testa.
Ci troviamo in Alabama, uno stato sud-orientale degli Stati Uniti, nelle vicinanze di Bay Minette (un comune dell’Alabama capoluogo della Contea di Baldwin). Un cane randagio, derivato da un mix di Boxer, Bulldog e Pit Bull dal manto marroncino con chiazze bianche sul collo e sulla pancia, è stato protagonista di una triste storia che lo ha reso famoso. Conosciuto come Jughead (la parola inglese “jug” vuol dire “brocca” e “head” invece “testa”, quindi con una traduzione approssimativa il nome del cane potrebbe essere in italiano “Testa nella brocca“), il “cane dell’Alabama” è riuscito a sopravvivere per diverse settimane con una scatola di plastica incastrata sulla testa, dalla quale deriva appunto il suo nome.
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Adesso Jughead è ospite alla Bay Minette Animal Clinic, dove ha cibo in abbondanza, acqua e coperte pulite. Questo però è stato possibile solo dopo una vita in strada e dopo settimane di lunga sofferenza. La sua storia inizia come quella di migliaia di altri cani randagi, abbandonati a loro stessi in ogni angolo del pianeta. Costretti a cercare nutrimento e acqua, gli animali randagi corrono diversi pericoli, rischiando di ammalarsi a causa di cibo avvelenato o rovinato oppure di morire di stenti.
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Per il povero Jughead le cose sono andate leggermente in modo diverso. Il capo della Polizia veterinaria per il controllo degli animali, Ashlynn Hale, ha affermato che molto probabilmente il cane, cercando nei bidoni della spazzatura degli avanzi di cibo, deve aver trovato la mangiatoia in plastica e dopo aver infilato la testa all’interno non è riuscito più a liberarsi. Non si sa con certezza per quanto tempo Jughead sia rimasto in quelle condizioni. All’inizio di ottobre la Polizia veterinaria aveva cominciato a ricevere segnalazioni di un cane randagio che si aggirava nel quartiere di Bay Minette, ma non erano riusciti a recuperare l’animale.
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Circa tre settimane fa, i residenti della zona hanno iniziato a segnalare di nuovo lo stesso cane, che adesso però aveva un involucro di plastica sulla testa. Per fortuna la scatola aveva un’apertura davanti dalla quale lo sventurato cagnolino riusciva, seppur con difficoltà, a continuare a mangiare e a bere. Nonostante il contenitore limitasse notevolmente i movimenti di Jughead e ostruisse la sua visuale, il cagnetto è riuscito a sfuggire alle diverse trappole preparate da Ashlynn Hale. La donna ha dichiarato che le trappole, che non erano naturalmente in alcun modo lesive nei confronti dell’animale, erano state piazzate intorno a un deposito di legname e a una chiesa situata nelle vicinanze, e si attivavano nel caso in cui il cane avesse calpestato una piastra di metallo attivando così il meccanismo e rimanendo bloccato in una gabbia grande con dentro cibo e acqua. Alla fine Jughead è fortunatamente finito in una di queste trappole: accorsi sul posto, Hale e la sua squadra hanno liberato il cagnolino e sono riusciti a rimuovergli la scatola dalla testa. Dopo essere stato medicato dal veterinario, che gli ha curato anche alcune ferite sulle zampe, Jughead è stato portato al rifugio. Qui un gruppo di volontari si sta prendendo cura di lui e, come ha affermato Hale, tra due settimane sarà pronto per essere adottato. Speriamo che questo dolce cucciolotto trovi presto una famiglia e che non debba più essere costretto a finire in situazioni pericolose per cercare del cibo. (di Elisabetta Guglielmi)
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