L’etologa inglese Jane Goodall esprime preoccupazioni per l’Africa: “a rischio di catastrofe per uomini e animali”
All’indomani del lockdown mondiale per paura della diffusione del coronavirus, l’etologa e antropologa britannica Jane Goodall nota per le sue ricerche sui primati ammonì, sostenendo che la causa della pandemia era l’uomo con i suoi comportamenti distruttivi nei riguardi degli animali e dell’ambiente. La Goodall ha fondato un istituto a Gombe in Tanzania per la protezione e la conservazione degli scimpanzé. A distanza di due mesi, dal blocco delle attività e dall’introduzione delle restrizioni che hanno limitato gli spostamenti in molti paesi, si fanno i conti con una situazione internazionale alquanto imbarazzante e catastrofica.
Infatti, nonostante il blocco di tutti i settori e la chiusura di parchi e riserve naturali, in Africa, è aumentato il bracconaggio. L’allarme è stato lanciato da diverse organizzazioni. A rischio, non solo elefanti o rinoceronti ma anche i Gorilla di Montagna. Gli stessi esperti hanno anche espresso perplessità sulla riapertura dei parchi, sottolineando il rischio di contagio tra la popolazione di gorilla.
Sul tema è tornata a parlare la Goodall, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano il Manifesto. L’etologa ha confermato l’aumento del bracconaggio legato alla crisi economica e il rischio di contagio nei primati.
“È molto, molto preoccupante perché sappiamo che anche le grandi scimmie e gli altri primati sono suscettibili a questi coronavirus che portano malattie respiratorie. Abbiamo santuari per gli scimpanzé orfani ed è possibile cercare di proteggerli. Possiamo adottare misure adeguate, il pubblico non viene più”. Tuttavia, il problema è che il luogo non ha confini delimitati per questo l’istituto si sta adoperando a educare e sensibilizzare la popolazione, contribuendo inoltre a fornire kit per tamponi e mascherine in modo che non si espanda il virus.
Bracconaggio in epoca pandemia
Tra le altre questioni drammatiche legate al lockdown, l’aumento del bracconaggio in alcuni parchi nazionali. La crisi infatti non tocca il commercio redditizio illegale, legato a un circuito multimilionario. “I rinoceronti, per esempio, sei morti in una settimana in Sudafrica. E molti ranger sono stati licenziati, i soldi non arrivano. Quindi abbiamo molta paura che il bracconaggio aumenti in molti parchi. A Gombe non è così, ma per alcuni altri posti lo sarà e per molte specie diverse di animali”.
Il fenomeno, afferma la Goodall è collegato alla chiusura dei parchi. Essendoci meno visitatori e meno personale che pattuglia le aree, i bracconieri banchettano.
Nonostante il caso della pandemia abbia portato in primo piano la necessità di limitare il commercio degli animali vivi non riguarda il traffico illegale di corno di rinoceronte o di trofei legato a un commercio milionario e redditizio.
“Tuttavia, il divieto di traffico, insieme al divieto della Cina di commerciare e vendere animali selvatici per il cibo, parliamo del mercato della fauna selvatica, i wildlife markets, e li abbiamo anche in Africa – i bushmeat market (per la carne di animali selvatici) se c’è quel divieto in vigore e la gente si rende conto che questo traffico di animali sta portando virus nel paese…Molte malattie umane provengono da virus che sono saltati da animali all’uomo. Le condizioni dei mercati della carne selvatica e del traffico, dove spesso ci sono animali stipati, consentono al virus di passare all’uomo con più probabilità”, spiega l’etologa.
L’appello mondiale
Nella lunga intervista al Manifesto, Jane Goodall ha anche lanciato un appello ai leader e alla popolazione mondiale, auspicando un cambiamento nella società che vada nel rispetto degli animali e dall’ambiente.
“Milioni di persone prenderanno questa situazione come un campanello d’allarme e cominceranno a pensare in modi in cui non hanno mai pensato prima, tanto più se impareranno a conoscere l’effetto spillover. E, tra l’altro, dobbiamo considerare un altro ambiente ideale per lo spillover. E questo è l’allevamento intensivo di animali. Perché molte di queste epidemie sono partite dall’allevamento intensivo di maiali, polli, cavalli, cammelli… Ma temo che il problema sia il tipo di leader politici che abbiamo in molti paesi del mondo. Non vedono l’ora di tornare al business as usual”, commenta l’etologa, sottolineando che “deve esserci un’ondata di cambiamento così grande da poter in qualche modo sopraffare chi è al potere in questo momento… Soprattutto i giovani stanno davvero cambiando, ma non sappiamo quanto tempo abbiamo, perché allo stesso tempo la gente tende a dimenticare l’altra grande crisi, il cambiamento climatico. Tutto ciò è legato alla nostra mancanza di rispetto per la natura o alla mancanza di rispetto per gli animali. Ce la siamo cercata”.
Per Goodall è necessario cambiare lo stile di vita per il futuro delle generazioni. Nell’intervista, l’antropologa ha affermato che non è mai troppo tardi. Sostenendo tuttavia che ci deve essere una forte spinta per un cambio radicale delle mentalità e auspicando che questa esperienza in lockdown abbia portato le persone a ripensare il futuro.
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C.D.