La decisione del governo islandese porterà all’uccisione di oltre duemila balene: l’Islanda prepara una vera e propria strage e gli ambientalisti protestano.
L’Islanda ha deciso: nei prossimi cinque anni, riaprirà la caccia alle balene e ne saranno massacrate almeno 2 mila. Il governo ha infatti dato il via libera a un piano di pesca che permetterà ai balenieri di cacciare oltre 400 cetacei ogni anno, fino al 2023.
Secondo le autorità islandesi, questo piano di caccia sarebbe assolutamente sostenibile: è stato preventivato a seguito di adeguate ricerche scientifiche sul tema. Ma gli ambientalisti non ci stanno e le proteste sono già iniziate.
Non usa mezzi termini Vanessa Williams-Grey, militante della Whale and Dolphin Conservation che si occupa di salvaguardare i cetacei in tutto il mondo: “La decisione del governo islandese di continuare ad uccidere le balene, che sono tra i più pacifici e intelligenti esseri che popolano il pianeta, è moralmente ripugnante ma anche non giustificata dal punto di vista economico“, ha dichiarato all’Independent.
Secondo gli attivisti, infatti, il piano di riapertura della caccia alle balene approvato in Islanda sarebbe anche un suicidio dal punto di vista economico: basti pensare che il turismo legato all’osservazione di balene e delfini in mare potrebbe garantire un ritorno economico che supera i 23 milioni di euro. Una cifra che è praticamente il doppio degli introiti che possono derivare dalla caccia e dalla vendita della carne e del grasso di balena, stimati intorno ai 12 milioni di euro.
Anche in Italia non si può restare indifferenti al tema della difesa delle balene: il WWF, da sempre impegnato nella salvaguardia della natura e degli animali, ha recentemente lanciato un SOS sull’inquinamento da plastica e le conseguenze del traffico marittimo per i cetacei che si trovano nel santuario Pelagos, area protetta nelle acque tra Corsica e Liguria.
Nel Mediterraneo, infatti, sarebbe molto grave il problema delle microplastiche che, non essendo visibili a occhio nudo, vengono ingerite di continuo dalla fauna marina e questo porta conseguenze terribili sia sulla salute dei pesci che su quella dell’uomo, cui arrivano a causa della catena alimentare.
C.B.
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