Alberta Solano, autrice del libro “Io sono Chicca – storia di un Bassotto”, ha parlato con noi di Amore a quattro zampe del suo libro. Un intenso “viaggio” assieme alla sua cagnolina.
Ci sono alcune storie che devono essere, non solo raccontate, ma anche scritte, per dare un senso diverso al nostro percorso di vita quotidiana. Soprattutto se queste storie riguardano i nostri amici a quattro zampe. La redazione di Amore a quattro zampe ha intervistato Alberta Solano, autrice del libro “Io sono Chicca – storia di un Bassotto”. Un intenso “viaggio” insieme a questa meravigliosa amica a quattro zampe che si racconta in prima persona.
Davide: Ciao a tutti, mi chiamo Davide Garritano e sono un giornalista di Amore a quattro zampe, una testata giornalistica online che offre notizie, spunti, curiosità, consigli e tanto altro ancora sul mondo degli animali. Oggi siamo in compagnia di Alberta Solano, autrice del libro “Io sono Chicca – storia di un Bassotto”. Ciao Alberta, è un piacere averti qui.
Alberta: Ciao a tutti. Innanzitutto volevo presentarmi. Mi chiamo Alberta Solano e sono un’assistente amministrativa e lavoro in un istituto comprensivo. Abito in Piemonte, ma sono di origine napoletana.
Davide: Bene Alberta. Dicci subito, con estremo piacere, chi è la protagonista di questo libro?
Alberta: La protagonista è un bassotto di nome Chicca. Ho voluto raccontare ed enfatizzare il ruolo di questa cagnolina nella vita di tante persone che ha incontrato. Dopo due anni di vita fu costretta a ritrovarsi in un canile. Nel libro ci sono “tante” Chicca. Ognuna con una storia. La sua è una storia vera, che appassionerà grandi e piccini. Insieme abbiamo vissuto momenti commoventi e incredibili che mai avrei immaginato. Fino a realizzare una storia ricca di emozioni, che parla di amicizia, lealtà, speranza…
Davide: Com’è nata l’idea di farlo scrivere con “le sue zampe”?
Alberta: L’idea di realizzare questo libro è nata con la collaborazione di mio marito, Salvatore. Le zampette con cui viene “scritto” il libro sono quelle di Chicca, che dovrà affrontare un triste destino, ma scoprirà anche un altro mondo, fino a capire che non tutti hanno la sua stessa fortuna. Chicca ha vissuto una vita tortuosa. Doveva essere lei a parlare tramite questo libro. Dopo lunghi mesi di freddo e di paura, la fortuna girò dalla sua parte e incontrò noi. Vedendola decidemmo di adottarla. Era una cagnolina piena di buoni sentimenti, affezionata a chiunque le offrisse un po’ d’amore. Nelle passeggiate in centro incontrammo diverse persone che la riconobbero. La chiamavano con diversi nomi…
Davide: Qual è il messaggio che vuoi lanciare?
Alberta: Questo libro è stato scritto per sensibilizzare le persone ad avere più rispetto verso gli animali. È un messaggio di difesa per gli animali, contro l’abbandono dei cani. Sono da considerare, sempre, come membri di una famiglia e non usarli per fare dei regali che non verranno accettati in futuro. È un progetto di solidarietà e di beneficenza, perché il ricavato dei nostri diritti d’autore di un anno andranno ai cagnolini in difficoltà. È un progetto di diffusione di una cultura del rispetto e dell’amore verso creature deboli e indifese. Una “moda” che non si è ancora fatta sufficientemente strada tra le “mode” di oggi.
Davide: Le persone sono consapevoli sul tema dell’abbandono?
Alberta: Purtroppo no. Sempre più spesso si assiste allo “spettacolo” dei cani regalati, magari proprio per le feste di Natale, e poi abbandonati in estate per viaggiare liberi e senza problemi. Ma un cane non è un oggetto e non è nemmeno un problema. Un cane è un essere vivente al tuo fianco, e lo sarà per sempre. Questo qualcuno fa ancora fatica a capirlo.
Davide: Quanto è importante conoscere anche la “sofferenza” dei nostri amici a quattro zampe?
Alberta: È importante perché, attraverso la loro sofferenza, si formerà il carattere del cane. Non è facile adottare un cane dal canile, perché la sofferenza che lui ha subito, se la porterà per sempre dentro di sé. È semplice, invece, comprare un cane dall’allevamento, perché à già un cane, diciamo, “equilibrato”. Chicca, per la tanta violenza subita, anche se era con noi da tanti anni, aveva sempre tantissime paure. Dobbiamo ricordarci che loro ci amano incondizionatamente, non fanno calcoli. Il loro affetto è vero, autentico, unico. Dovremmo imparare ad amare così. Un cane, in noi, vede sempre il meglio.
Davide: Troverai la forza di adottare un altro cane?
Alberta: No, non credo. Se succederà, dovrà accadere nello stesso modo di come lo è stato con Chicca. Come ho scritto nel libro: “Avevo le farfalle nello stomaco, mi ero innamorata subito di Lei”. Io e mio marito crediamo fortemente di poterla, un giorno, rincontrare. Anche i cani vanno in paradiso, E così, anche Chicca, veglierà dal cielo. E a chi ci dice che abbiamo salvato un cane dal canile, noi rispondiamo sempre così: “È stata Lei a salvare noi e a renderci migliori”.
Davide: Con Chicca al tuo fianco hai cambiato modo di vedere la vita?
Alberta: Assolutamente sì. È cambiato il mio modo di vivere. Quando è arrivata Chicca, in famiglia era un periodo molto difficile. Mio marito si era ammalato, ma con l’ingresso di Chicca abbiamo spostato le attenzioni su di lei. Così, in un colpo solo, abbiamo dimenticato alcuni problemi. Lei ci ricompensava d’amore e d’affetto. I cani non hanno un’anima… ne hanno due. Non è vero che gli animali “fantastici” esistono solo al cinema o nelle fiabe. Le creature fantastiche si possono trovare ovunque, se sappiamo come cercarle.
Davide: Bene Alberta! Io ti ringrazio e ti invito a salutare gli amici di Amore a quattro zampe leggendo un estratto del tuo libro.
Alberta: “Due momenti resteranno per sempre impressi nel mio cuore. Il momento in cui ci siamo incontrati e il momento in cui ci siamo lasciati. Dicono che gli animali non possiedono un’anima… Io non ci credo. Se avere un’anima significa essere in grado di provare amore, fedeltà e gratitudine, allora gli animali sono migliori di tanti esseri umani.
Per ognuno di noi cani, alla fine, c’è una strada da percorrere, è quella del ponte dell’arcobaleno. Sì, lo so, è un dolore per tutti. Ero triste, non volevo lasciare i miei padroni, loro per me erano tutto, erano l’aria che respiravo. Non volevo attraversare quel ponte. Non ancora. Non volevo lasciare un dolore dopo tutto quello che avevano fatto per me. L’inizio è stato doloroso, ma poi, dopo aver appoggiata la zampa sul ponte, tutto è diventato più dolce, leggero e sereno. All’orizzonte si notavano dei cani felici che mi aspettavano scodinzolando. Cominciai a correre verso l’ignoto diventando sempre più leggera e felice. A metà ponte sentii delle voci. Erano i miei padroni, mi chiamavano, mi salutavano. Mi fermai per capire di chi fossero quelle voci. Erano diventati dei lamenti. No, non erano lamenti. Era un pianto. I miei padroni piangevano forte per me. Ma io mi sentivo bene, felice, leggera, senza dolori. Mi voltai per cercare di osservarli, ma non li vidi più. Il ponte era coperto dall’arcobaleno. Delle gocce d’acqua mi colpirono la testa. Ne assaggiai una: era salata. Non era acqua, erano le loro lacrime che mi accompagnavano nel mio mondo migliore”.
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