Inquinamento luminoso, un problema che provoca danni al comportamento degli animali, cambiando le rispettive abitudini
I biologi britannici lanciano un allarme da non sottovalutare: le fonti luminose fanno male agli animali. Le conseguenze del loro utilizzo riguardano l’alterazione del ciclo sonno-sveglia, inserito tra i principali danni rilevati. Il problema ha una vasta portata perché coinvolge l’intero ecosistema, a livello non solo nazionale, ma anche globale. Ecco i dettagli del fenomeno da conoscere.
Inquinamento luminoso, i danni provocati agli animali
L’inquinamento luminoso è da tempo un tema che viene preso poco in considerazione, probabilmente perché viene ritenuto “poco dannoso” rispetto agli altri. A ciò, si aggiunge la scarsa diffusione della conoscenza che si dovrebbe avere di tale ambito, poiché si configura come un’altra fonte inquinante per gli animali. Lampadine, insegne luminose e neon. Sono solo questi alcuni degli oggetti responsabili di un pericolo in costante espansione. Una diffusione che va di pari passo con il cambiamento climatico, coinvolgendo vari ambiti appartenenti alla natura. Infatti, il tipo di inquinamento menzionato comporta l’alterazione dei cicli riproduttivi, dei modelli di attività degli animali, senza distinzione di statura. Le fonti luminose provocano una vera e proprio sconvolgimento delle normali attività degli animali che vede per esempio le tartarughe marine dirigersi verso le insegne degli hotel, ricercando il sole dell’alba.
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Il cambiamento delle abitudini riguarda anche l’azione di impollinazione degli insetti, il volo degli uccelli marini attorno ai fari e la riduzione della melatonina a causa della luce notturna. La trasformazione ha riguardato anche gli animali notturni che hanno dovuto fare i conti con un cambiamento delle loro azioni abitudinarie. Tra di essi, gli studiosi hanno notato che gli uccelli cominciavano a cantare e a procurarsi dei vermi nel corso del giorno, mentre i roditori che cercavano del cibo nel corso della notte, dedicavano minore tempo del solito a tale pratica.
La ricerca è stata realizzata da un gruppo di studiosi dell’Università di Exter, in Inghilterra, che hanno analizzato la situazione, evidenziando i rischi connessi al tema trattato. Lo studio, in tal modo, sottolinea un tema che non bisogna sottovalutare per il bene dei nostri amici animali. Un ramo che si affianca a quello dell’inquinamento da plastica, responsabile di gravi conseguenze ai danni della vita degli animali. In ragione di tutti questi motivi è opportuno far luce su un ambito che deve avere maggiore rilievo in termini di informazione e diffusione.
Benedicta Felice