Sperimentazione, industria del tabacco: cani sfruttati nei laboratori di ricerca

Sperimentazione, industria del tabacco: cani sfruttati nei laboratori di ricerca

I cani continuano ad essere sfruttati nei laboratori per l’industria del tabacco

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Cani sottoposti a inalazione di fumo di sigarette

La sperimentazione animale è un tema molto discusso e vede il mondo scientifico diviso in due: tra chi sostiene i metodi alternativi all’utilizzo degli animali e chi invece è del parere che i ricercatori non possono fare a meno degli animali.

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L’ennesima denuncia arriva dall’associazione animalista francese 30 milions d’amis che ricorda come vi siano ancora oggi, laboratori di sperimentazione che usano cavie animali, come cani, nelle ricerche per le industrie del tabacco.

“Non ci sono dubbi sul fatto che il prodotto sia nocivo. Tuttavia, la valutazione di sostanza nuove potrebbe essere effettuata anche tramite metodi alternativi”, denuncia 30 Milions d’amis.

Nei laboratori, gli animali vengono sottoposto a test crudeli: inalazioni continue di fumo, catrame di sigaretta sulla pelle, elettrodi collocati sui genitali e numerosi altri sperimenti per valutare gli effetti del tabacco.

Secondo i dati, oltre due milioni di animali, tra cani, gatti e roditori, sono utilizzati per valutare la tossicità delle sostanze usate nel tabacco.

Una vergogna per l’associazione. “Gli animali sono costretti a inalare il fumo delle sigarette per sei ore al giorno, durante mesi e anni”, ricorda Peta Regno Unito.

Per quanto riguarda altri test, il catrame della sigarette viene spalmato direttamente sulla pelle dei roditori per provocare tumori della pelle e verificarne lo sviluppo.

Non solo si tratta di vere e proprie atrocità, sottolineano le associazioni. Quello che viene rimesso in discussione è anche la validità scientifica di questi test.

La differenza anatomica e psicologica tra gli animali e gli umani è un dato di fatto e limita il modello animale. Inoltre, gli animali in laboratorio non sono esposti al fumo di sigaretta come i fumatori stessi.

“Gli esperimenti sugli animali hanno celato per anni il legame tra il tabacco e il tumore del polmone sull’uomo in quanto i dati raccolti non dimostravano questa correlazione”, prosegue Peta Regno Unito.

“Una correlazione che in realtà venne stabilita già nel 1950 e che fu nascosta dall’industria del tabacco e che ancora oggi cerca di nascondere per giustificare i test”, ha dichiarato André Menache, veterinario e consigliere scientifico.

Non a caso, la stessa Unione Europea aveva espresso dubbi sulla conformità degli sperimenti animali per il tabacco nella direttiva 2010/63/UE sulla tutela e l’utilizzo degli animali ai fini scientifici. Nella direttiva veniva specificato e incoraggiato il ricorso a metodi alternativi, alla riduzione dei test sugli animali.

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Secondo Peta, i test sull’inalazione del fumo possono essere sostituiti con metodi in vitro sui tessuti polmonari. Inoltre, ci sono modelli in 3 D e cellule umane che possono rimpiazzare il modello animale ed essere utilizzati in queste ricerche per studiare gli effetti dell’esposizione della pelle e dei polmoni al tabacco.

Purtroppo, la direttiva europea non è stata recepita. Anche se in molti paesi UE i test sugli animali per l’industria del tabacco sono vietati, come in Belgio, Estonia, Germania, Slovacchia e Regno Unito, molti laboratori continuano ad effettuarli.

“E’ essenziale che la Commissione Europea vieti immediatamente qualsiasi test sugli animali, destinati a sperimentare prodotti del tabacco e le loro sostanze”, ha commentato il US National Cancer Institute.

Le organizzazioni animaliste auspicano che la prossima revisione della direttiva europa possa interdire definitivamente questo tipo di sperimentazione crudele sugli animali.

In attesa della revisione della direttiva europea, le organizzazioni invitano i produttori e le grandi industrie a sospendere questi test così come hanno già fatto diversi marchi come Peter Stuyvesant, Gauloises, Gitanes, Royale, Fortuna, News o Davidoff.

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C.D.

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