India: primo grande paese a vietare test sugli animali

India: primo grande paese a vietare test sugli animali

Divieto test su animali nei laboratori in India

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“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”. Una massima di Mahatma Gandhi che sembra rispecchiare l’indirizzo che sta intraprendendo l’India riguardo alla sperimentazione sugli animali.

Secondo quanto trapelato, l’India potrebbe diventare il più grande Stato a vietare i test nei laboratori. L’Ente nazionale per la ricerca biomedica ha infatti sollecitato investimenti rapidi nelle tecnologie alternative che sostituiscono gli animali impiegati nei laboratori.

Un notizia che fa da contraltare allo scandalo registrato in Germania, scaturito da un’indagine in un laboratorio di sperimentazione, dove sono state accertate violazioni di ogni tipo non solo da un punto di vista della sofferenza degli animali sottoposti ai test ma anche abusi e maltrattamenti degli animali dal personale.

In India i pareri della comunità scientifica restano in ogni caso scissi. Da una parte alcuni scienziati hanno accolto con favore le nuove direttive, dall’altra, altri ricercatori sono del parere che non vi siano alternative alla tossicità dei farmaci e ai test.

Il passaggio in India sarà graduale in quanto come riferiscono i media indiani ciò comporta un nuovo procedimento piuttosto costoso per riconvertire i test per l’approvazione dei farmaci che allo stato attuale richiede test su roditori e cani prima di essere testati sulle persone.

L’Indian Council of Medical Research (ICMR) specifica che le tecnologie di oggi come tessuti umani fatti crescere nei laboratori, imitano la complessa fisiologia umana, come organoidi e organi. Modelli di ricerca che sono in grado di competere e che superano in molti casi la riproduzione della malattia negli animali.

Soumya Swaminathan, ex direttore generale dell’ICMR, attualmente, vicedirettore generale presso l’Organizzazione mondiale della sanità, sostiene che queste tecnologie e altri modelli che simulano la tossicità tramite procedimenti computerizzati siano in realtà più economico dell’uso di animali. Per questo sono stati sollecitati maggiori finanziamenti nelle ricerche alternative e nella collaborazione internazionale.

Sviluppo tecnologie alternative ai test sugli animali

L’India si sta allineando con altri paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti che hanno già stillato una road map per lo sviluppo di tecnologie sostitutive. Negli Stati Uniti, la US Environmental Protection Agency ha annunciato piani per limitare l’uso di animali nei test di tossicità.

Altri paesi, come Danimarca, Brasile, Germania, Svizzera, Australia, Cina e Corea stanno lavorando nella ricerca per lo sviluppo di tecnologie alternative.

“Il valore dei test sugli animali è fortemente sopravvalutato”, afferma Thomas Hartung, direttore del Center for Alternatives to Animal Testing presso la Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland.

Hartung ha sviluppato un algoritmo come alternativa ai test sugli animali che ha predetto con successo la tossicità di decine di migliaia di sostanze chimiche nei tessuti umani – e in alcuni casi ha superato i test sugli animali in termini di affidabilità.

“Ogni volta che un test sugli animali è stato sistematicamente valutato, il risultato è stato sorprendentemente scarso”, ha dichiarato Hartung.

Altri ricercatori sono del parere contrario e ritengono che i metodi alternativi nello studio delle malattie e della tossicità non sono in grado di ricoprire i modelli di come le sostanze sono metabolizzate da tutto il corpo.

Da questo punto di vista, Hartung afferma che le nuove tecniche che combinano i “frammenti di organo” con i modelli computazionali del metabolismo umano si stanno avvicinando a un livello di complessità che consentirà ai ricercatori di studiare la tossicità in tutto il corpo.

Intanto, molti test alternativi per lo studio della tossicità sono stati approvati da alcunio paesi. Il programma delle linee guida per i test dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha già approvato un gran numero di saggi in vitro basati sulla biologia umana che i paesi membri usano per testare i farmaci per il processo decisionale regolatorio, ha dichiarato Charu Chandrasekera, direttore esecutivo del Canada Centro per alternative ai metodi animali presso l’Università di Windsor in Canada.

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