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Inchiesta shock: gli orrori della pesca intensiva

Pesca intensiva @Animal Equality

Inchiesta shock di Animal Equality sulla pesca intensiva

Maltrattamenti, sofferenza, agonia. Immagini che fanno rabbrividire con creature viventi che agonizzano e muoiono lentamente, soffocando.

La morte peggiore che si potrebbe augurare a chiunque. Eppure, è quello che ogni giorno si ripete su scala mondiale. Ogni giorno milioni di creature agonizzano fino alla morte. Una nuova inchiesta condotta sotto copertura da Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, accende i riflettori sulle condizioni dei pesci durante la pesca intensiva a strascico nel Mar Mediterraneo, in particolare al largo della Sardegna.

Un investigatore dell’organizzazione, si è infiltrato sotto copertura a bordo di un peschereccio sardo, documentando quello che si verifica quotidianamente durante una giornata di pesca a strascico.

In un comunicato, l’organizzazione animalista ricorda che “milioni di pesci vengono pescati in continuazione, spesso in spregio del rispetto delle norme che regolano la pesca e senza alcuna considerazione rispetto alle sofferenze che causa questa pratica”.

Sofferenza animali

Anche se è difficile empatizzare con questi animali, sottolinea Animal Equality, “come ammiriamo la loro bellezza e sinuosità nei documentari televisivi o quando li osserviamo durante le nuotate estive, così ci dimentichiamo che cosa vuol dire per loro venire strappati al loro ambiente, trascinati ammassati nelle reti a strascico e poi lasciati agonizzare per minuti e ore sul ponte delle navi, prima di venire uccisi e congelati”.

Molti studi hanno ormai confermato che i pesci come qualsiasi altra creatura vivente prova dolore e sofferenza, anche in condizioni di stress prolungate. La pesca intensiva di rivela una vera e propria tortura a larga scala che termina con la morte violenta o per assideramento.

Dall’indagine sono state individuate diverse violazioni del benessere degli animali.

Ecco l’elenco riportato da Animal Equality

  • Reti che catturano centinaia di migliaia di pesci, indipendentemente dalla specie
  • Pesci con gli organi interni che fuoriescono dalla bocca a causa dello sbalzo di pressione
  • Specie considerate invendibili che vengono tuttavia ammassate prima di essere rigettate in mare
  • Rifiuti e mobili pescati nelle reti dal mare e rigettati in acqua
  • Squaletti, anguille e pesci bianchi di ogni genere che agonizzano per mancanza di ossigeno
  • Un operatore che infilza con un uncino un’anguilla, lasciata morire dissanguata e per il dolore
  • Operatori che sventrano razze vive e che le decapitano ancora coscienti
  • Pesci riposti nelle celle frigorifere e che vengono lasciati morire assiderati
  • Squaletti, pesci e un’aragosta che cercano disperatamente una via di fuga

Pesca intensiva: una lenta agonia

Oltre alla violenza e ai maltrattamenti, l’organizzazione ricorda i danni collaterali e drammatici di questo tipo di pesca. Infatti, evidenzia Animal Equality “secondo gli ultimi report della FAO e di Oceana, nel 2048 rischiamo che i nostri mari rimangano completamente privi di pesci. In particolare, il mar Mediterraneo è in serio pericolo”.

Ogni anno, arriva l’allarme dall’Europa, con il blocco pesca, per limitare l’intensivo che supera le riserve di pesce. Un tema molto sentito soprattutto nel periodo estivo e dimenticato spesso e volentieri durante la stagione invernale.

Leggi anche–> Fermo pesca: arriva il calendario. Ma basta a salvaguardare la fauna ittica?

A questo scenario tragico, grava la pesca illegale e le specie protette o non commestibili uccise dalle reti a strascico, rigettate in mare. La nota organizzazione internazionale Sea Shepherd aveva infatti realizzato una video inchiesta, denunciando le catture incidentali nella pesca industriale che colpisce numerosi esemplari tutelati come squali, delfini, razze e tartarughe marine che rimangono intrappolate nelle reti.

Leggi anche–> SeaShepherd: le catture accidentali nel settore della pesca industriale

Benessere animali

Purtroppo, la richiesta di carne di pesce sta toccando sta quasi superando quella di carne di altri animali. Per questo le organizzazioni stanno cercando di operare per ridurre la sofferenza di questi animali.

“Tutte queste pratiche mettono in luce due elementi molto importanti su cui dovremmo focalizzarci in futuro: la sostenibilità ambientale e la sofferenza degli animali”. E’ quanto dichiara Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.

“Non possiamo più sfuggire a tutto questo, perché i nostri mari stanno risentendo notevolmente di queste pratiche spesso incontrollate, senza contare che la letteratura scientifica ormai ha dimostrato che anche per i pesci valgono quelle caratteristiche che normalmente attribuiamo agli animali – ovvero la sensibilità al dolore e agli stimoli negativi e la sofferenza sotto stress. Auspichiamo che sempre più persone si rendano conto di cosa vuol dire davvero consumare così tanto pesce, e lavoreremo in futuro sempre di più per mettere in luce tutte le contraddizioni di questa industria”. Ha poi concluso Cupi.

GUARDA il Video documentario di Animal Equality
(+++immagini forti+++)

C.D.

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