In Sicilia, una tartaruga Caretta caretta è rimasta impigliata in una rete da pesca che le impediva di nuotare: il salvataggio da parte dei Carabinieri del Nucleo Subacquei di Messina.
Con l’avvento della primavera per le tartarughe marine arriva il momento di deporre le uova. Tra i mesi primaverili e quelli estivi moltissime tartarughe attraversano mari e oceani, intraprendendo lunghissime migrazioni per tornare alle spiagge in cui sono nate e per dare inizio così alla nidificazione. Proprio per questo motivo, nei mesi compresi tra marzo e giugno / luglio è possibile vedere sempre più esemplari di tartaruga intenti a nuotare vicino alle rive o ai porti. Purtroppo, però, per questi animali l’avvicinarsi troppo agli esseri umani rappresenta sempre una fonte di rischio. Spesso infatti le tartarughe finiscono per rimanere ferite dalle barche, dalle reti da pesca o anche dagli stessi rifiuti lasciati in mare dalle persone. Così è accaduto ad esempio a una tartaruga salvata la scorsa settimana dai Carabinieri del Nucleo Subacquei di Messina.
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Aggrovigliata in una rete da pesca che le impediva di nuotare e a causa della quale sarebbe presto morta, una tartaruga marina è stata trovata nei giorni scorsi nel porto di Messina.
L’animale è un esemplare di tartaruga comune o tartaruga caretta, nota secondo la classificazione scientifica di Linneo (risalente al 1758) con il nome di Caretta caretta, la più comune del Mar Mediterraneo ma diffusa anche nell’oceano Atlantico, nell’oceano Indiano e nell’oceano Pacifico.
La tartaruga in questione è stata avvistata dai Carabinieri del Nucleo Subacquei di Messina. Le pinne del rettile erano bloccate dai fili di nylon, che le ostacolavano i movimenti. Raggiunto con una motovedetta dei Carabinieri, alcuni agenti hanno salvato l’animale portandolo poi al Centro di Pronto Intervento Tartarughe Marine delle Isole Eolie. Qui la tartaruga è stata visitata e non ha presentato danni permanenti. Dopo un necessario periodo di osservazioni e cure, verrà rilasciata nel suo habitat naturale.
Mari e oceani regalano momenti indimenticabili, soprattutto quando la natura affiora dalle acque in tutta la sua meravigliosa bellezza. Sfortunatamente, però, sono molte le specie marine a rischio a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della pesca, e le tartarughe sono tra queste. Gli agenti inquinanti e le emissioni di CO2 secondo recenti studi porteranno infatti la Terra a perdere più di un decimo del suo patrimonio vegetale e animale e all’estinzione di una specie vivente su dieci. Alcune volte però l’impegno riversato nella pulizia delle acque dei fiumi e dei mari ha i suoi risultati, come ben dimostrano il recente avvistamento dei delfini nel fiume Bronx nello stato di New York o l’avvistamento avvenuto qualche tempo fa di alcuni esemplari di foca monaca, che hanno fatto ritorno nell’isola di Capraia, bagnata dalle acque del mar Mediterraneo.
Frequenti restano comunque i casi della cosiddetta “pesca accidentale“, che consiste proprio nell’intrappolare accidentalmente con le reti da pesca tartarughe o cetacei come i delfini, che restano impigliati perdendo nella maggior parte dei casi la vita. In Italia, ad esempio, al fine di ridurre questi episodi molto diffusi soprattutto nelle regioni del Sud, il Wwf ha instaurato una collaborazione con i pescatori, in una partnership che nel solo 2022 è riuscita a salvare oltre trecento esemplari marini. Fondamentale poi si rivela l’aiuto dei Carabinieri Subacquei, che, come nel caso della tartaruga di Messina, intervengono in prima persona per soccorrere pesci, mammiferi e rettili in difficoltà. (di Elisabetta Guglielmi)
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