«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi v 2,15).
Fin dai tempi del medioevo nella cultura popolare e contadina benedire gli animali a Dio era considerata cosa buona e giusta.
Prima delle guerre all’ interno delle chiese, venivano benedetti i cavalli che avrebbero portato i cavalieri in battaglia. I contadini portavano mucche, pecore, vitelli, caprette e quant’altro per chiedere a Dio, di benedire quelle creature in quanto sostentamento nutritivo e della fatica dell’uomo.
Venne istituita nel giorno liturgico della festa del monaco Santo Antonio Abate, la benedizione di tutti gli animali, che viene ancora praticata in molte chiese.
Nei tempi moderni, il ruolo degli animali a fianco dell’uomo è molto cambiato, quelli che una volta erano animali utilizzati per il sostentamento o da lavoro, ora sono animali da compagnia.
Cosi durante il giorno di Sant’Antonio Abate, vengono benedetti cani, gatti, criceti, maialini e persino pesci rossi. Motivo per il quale non si spiega il perché al di fuori di quella giornata, non si possa introdurre all’interno della chiesa nessun tipo di animale.
Fondamentalmente, non esiste nessun divieto scritto in alcuna scrittura sacra ed ecco perché molti credenti animalisti si domandano per quale motivo non possono portare in chiesa il loro famigliare a quattro zampe.
In un articolo del giornale famiglia Cristiana, il direttore Don Antonio Rizzoli, si era già espresso sull’argomento: “Tranne alcune eccezioni, come i cani guida per i ciechi, è meglio che i nostri amici animali non entrino in chiesa”.
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“Non mi sembra quello il luogo per rafforzare quel prezioso legame che lega il mondo degli uomini a quello degli animali, meglio per entrambi una passeggiata al parco o una corsa in un bel prato. In chiesa penso si cerchi raccoglimento per pregare e stare in presenza di Dio (di cui solo l’uomo è fatto a immagine e somiglianza) e a Messa si dovrebbe cercare di stare in comunione con Dio e con i fratelli.”
Ecco perché probabilmente la signora di Macerata che ha introdotto il proprio cane durante una celebrazione è stata ripresa dal prete.
Macerata, chiesa di San Francesco patrono degli animali, dopo la perdita del marito, la Signora E.M. ha fatto celebrare una messa in ricordo del defunto coniuge.
Durante la funzione la signora ha portato con sé il cane che, a quanto riferito da Cronache Maceratesi.it, era inseparabile dal marito.
Nonostante le fosse stato chiesto di lasciarlo fuori, la signora 45enne ha portato il cane all’interno della chiesa, spiegando che il cane, Gino, è un cane anziano di 13 anni e che durante la funzione non si è mai discostato dai suoi piedi.
Tuttavia, durante la benedizione, il parroco l’ha sgridata dal pulpito intimandole di non portare mai più il cane all’interno della chiesa.
La signora E.M. ha creduto che portare l’animale in quella determinata situazione fosse un gesto per far stare il cane vicino al suo defunto marito.
Si è detta molto infastidita dal fatto che nonostante ci sia stata una discussione con il prete, lui abbia comunque preso l’offerta per la celebrazione della messa in memoria del defunto.
Secondo la signora infatti il prete avrebbe dovuto capire il suo momento particolare e il dolore che lei e il cane Gino, stavano provando, senza sgridarla davanti a tutti i fedeli che si erano riuniti per la celebrazione.
L.L.
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