Il canguro si disseta con una ciotola piena d’acqua. Il merito è di un ragazzo che ha deciso spontaneamente di offrirgli supporto
Il dramma che sta vivendo l’Australia da mesi, sta preoccupando il mondo intero. Una situazione che non accenna a placarsi, che fa riflettere su quanto la natura stia soffrendo e comportando come conseguenza l’inevitabile distruzione dell’habitat di tutti noi esseri viventi. La catastrofe viene continuamente documentata da filmati e immagini che, purtroppo, non appartengono ai film. Tra queste, una in particolare sta facendo in giro del web. E’ quella di un canguro bruciato che cerca aiuto in un adolescente per avere un pò di refrigerio. Il suo sguardo è eloquente.
La foto ritrae il ragazzo mentre versa una buona quantità d’acqua sul corpo del canguro prima di offrirgli una scodella per dissetarsi. Le immagini provengono dal Nuovo Galles del Sud. Come lui, sono tanti gli animali costretti a sopportare tale devastazione.
Pertanto, la dottoressa Kellie Leigh direttore esecutivo di Science for Wildlife ci ha fornito un’accurata spiegazione. “Quello che sta accadendo in Australia ci sta dando delle lezioni di vita, dimostrandoci quanto siamo impreparati. Non ci sono procedure o protocolli in atto che riferiscano come bisogna entrare negli incendi, neanche per i badanti della fauna selvatica. L’Australia ospita molte diverse specie indigene tra cui canguri, koala, opossum, wallaby, vombati ed echidna. Tutte queste sono divorate dagli incendi, anche se si stima che gli esemplari maggiormente colpiti siano i koala. Infatti è circa il 30% di una sola colonia di koala che è andata persa sulla costa nord-orientale del paese.”
Alla sua dichiarazione si aggiunge quella di Mike Letnic, professore di biologia della conservazione presso l’Università di Sydney che ha affermato: “A causa del clima al momento così secco e gli incendi intensi, le zone umide del canale che solitamente sfuggono al peggio sono state colpite dalle fiamme. Gli animali che, di solito, sopravvivono in queste zone non soggette alle fiamme, possono ripopolare tali rifugi, ma in tal caso la difficoltà dipenderebbe dalla presenza di troppi percorsi che impedirebbero un’efficace ricolonizzazione. Dipenderà da quanti rifugiati resteranno ”.
Parole che evidenziano in modo esaustivo la negatività della situazione, comprese le possibili alternative che fanno fatica ad affermarsi. Di fronte a tale dramma, tutti noi ci sentiamo chiamati in dovere di scovare una soluzione rapida e nello stesso tempo, impotenti.
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B.F.
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