L’amore sconfinato di Zeffirelli per i suoi cani
Un maestro del cinema, un esteta che si è distinto per l’eleganza e la grazia delle sue pellicole e nei suoi spettacoli. Franco Zeffirelli curava con amore ogni dettaglio. Lo stesso nei riguardi dei suoi cani che amava. Il regista è venuto a mancare all’età di 96 anni. Al suo fianco, fino alla fine, vi era i suoi due cani jack russell che da 13 anni erano inseparabili e vivevano in simbiosi con il regista.
Sono rimasti con lui fino alla fine e anche quando il regista è venuto a mancare, non si sono mai allontanati dalla sua salma esposta nel salotto della sua villa sull’Appia Antica a Roma.
Il figlio del regista, Pippo, ricorda che il padre ha sempre avuto una passione per i cani e si è innamorato della razza Jack Russell negli Ottanta.
“Ha scoperto i Jack Russell, capaci di dare tanto affetto. Da allora è stato un continuo susseguirsi di Jack Russell. I due che aveva ora sono una coppia presa tredici anni fa: hanno dormito sempre con lui. Per lui erano una sicurezza, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita: ogni tanto allungava una mano per sentire se erano accanto a lui e questo gli dava tranquillità”. Dichiara il figlio in un’intervista
Il regista non solo ha lasciato un grande vuoto nella sua famiglia e nel mondo del cinema e dell’arte, ma anche nella vita dei suoi due cani.
“I cani sono rimasti vicino a lui. Avevano uno sguardo triste, sembrava che piangessero”, ricorda il figlio, assicurando che “cercheremo di dar loro lo stesso amore che gli dava mio padre”.
Per i due cani di Zeffirelli sarà difficile superare la perdita del padrone. Dopo una vita passata insieme, il vuoto è incolmabile.
Zeffirelli si è impegnato nei confronti degli animali, aderendo nel 2010 al Movimento “La coscienza degli animali”, lanciato da Michela Vittoria Brambilla e da Umberto Veronesi.
Lo stesso Zeffirelli, come ricordato dal Movimento La coscienza degli animali, tenne un discorso nel quale rivelò di aver sempre amato gli animali che sono entrati nella sua vita fin da quando era bambino.
“Uno dei miei primi amici è stato Picci, il fox terrier di mia zia Lide. Quando ero bambino, stavamo sempre insieme, giocavamo per ore. Una volta, avendolo io disturbato nel sonno, mi saltò addosso e mi ferì il labbro, lasciandomi una cicatrice di un paio di centimetri, visibile ancora oggi. Mia zia, da cui imparai l’amore per gli animali, volle che facessimo subito pace: ci mise a dormire insieme e in poco tempo fummo di nuovo inseparabili. Mi ricordo ancora il dolore che provai quando, qualche anno dopo, mi lasciò. Amando così tanto gli animali, non potevo non renderli protagonisti anche delle mie opere. La scena più bella che a mio parere abbia mai girato ha per protagonista proprio un animale, ed è in ‘Fratello sole, sorella luna’. Francesco è a letto, nella sua stanza, e si sta riprendendo dalla malattia. Sente dalla finestra un cinguettio. Tende l’orecchio, osserva. Quando, all’improvviso, vede un uccellino posarsi sul pavimento della sua stanza, Francesco si alza e, passo dopo passo, lentamente, cerca di avvicinarsi, gli tende la mano. Quasi un corteggiamento tra un innamorato e un’innamorata. L’uccellino esce dalla stanza e lui lo segue sul tetto. Una scena girata a San Gimignano, che mi commuove ancora oggi. Quanta dolcezza, amore, voglia di vivere e di rialzarci dopo le sofferenze e le sconfitte possono trasmetterci gli animali! Francesco l’aveva capito bene. Vorrei tanto che anche noi ce lo ricordassimo più spesso”.
Una delicatezza d’animo e una nobiltà da sempre trapelata nei film del maestro scomparso che ha trovato ispirazione anche grazie agli animali.
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C.D.