Una ricerca condotta su 300 cani di Chernobyl ha rivelato i motivi per cui sono così diversi da quelli che vivono in altre parti del mondo.
Le zone colpite dallo scoppio nella centrale nucleare di Chernobyl nell’aprile del 1986 sono rimaste a lungo disabitate. Dopo l’evaquazione di massa e il divieto d’ingresso nell’area del disastro, a causa delle forti radiazioni, tutti i cani di razza mista che vivevano lì, e che sono fortuitamente riusciti a sopravvivere alle conseguenze dell’esplosione del reattore nucleare, sono rimasti per intere generazioni in isolamento.
I cani di Chernobyl sono diversi da qualunque altro cane al mondo
Dopo circa trent’anni dall’esplosione in Ucraina alcuni ricercatori, addetti alle ispezioni e turisti hanno gradualmente iniziato a ripopolare la zona del disastro. I ricercatori, ad esempio, hanno perlustrato la zona, rispettando i limiti indetti dalla pericolosità delle radiazioni, per intraprendere degli studi sul comportamento e sulle mutazioni gentiche dei cani che hanno continuato a vivere in quelle aree in seguito al momento dell’esplosione.
Dalle ricerche sul campo condotte dagli studiosi, a partire soprattutto dal 2017, sono emersi quelli che sarebbero considerati ad oggi i principali cambiamenti nel genoma di questi animali rispetto agli altri quattro zampe appartenenti alla stessa famiglia di canidi che abitano altre zone del Pianeta. Le mutazioni del DNA di questi cani, causate dalle radiazioni, non risultano però essere l’unica fonte di diversità che contraddistingue i cani di Chernobyl. A favorire infatti tale diversità sarebbe stata anche la loro attitudine all’isolamento e a voler portare avanti, per questioni di sopravvivenza, la loro specie accoppiandosi – ad esempio – tra ristretti gruppi di quattro zampe.
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Al di là – quindi – di questi fattori particolarmente connessi all’alienazione dei quattro zampe in Ucraina, i ricercatori hanno anche analizzando diversi campioni di sangue dei cani presenti sul luogo del disastro, con l’obiettivo di verificare in che modo le radiazioni abbiano modificato il loro DNA nel corso degli anni. I risultati di quest’ultimo studio sono stati infine pubblicati sulla rivista accademica statunitense “Science Advance”.
La diversità e la “stretta” unione dei cani di Chernobyl
Se di recente è stato scoperto che i cani sono gentili grazie al loro DNA, la sopravvivenza dei cani di Chernobyl sarebbe stata, invece, tutt’altro che gradevole e semplice. Il luogo dell’esplosione del reattore nucleare è stato a lungo considerato come uno dei luoghi più ostili dell’est Europa, e pertanto questi animali – rimasti soli e liberi – non avrebbero potuto fare a meno di portare avanti il loro patrimonio genetico “imparentandosi” tra loro. Secondo i ricercatori, infatti, tanto più ci si avvicina alla zone dell’esplosione del reattore tanto più ci si può trovare di fronte a cani con gruppi familiari condivisi.
Gli studiosi hanno infine confermato l’esistenza di almeno tre grandi gruppi famigliari di cani sopravvissuti al disastro causando un considerevole impoverimento del patrimonio genetico di questi ultimi pur di sfuggire all’avvelenamento o all’estinzione.