Sono entrati nella storia assieme alle loro scuderie portando sul podio più alto gli allevamenti italiani
Il settore degli ippodromi è un ramo affascinante dell’ippica. Un settore in crisi da molti anni, per cui quello che era un’eccellenza italiana è ormai ad un passo dal declino e si è dovuto pertanto rinnovare. Migliaia di scuderie hanno chiuso i battenti, così come gli ippodromi anche più famosi. Laddove un tempo nomi come Ribot o Varenne risuonavano anche nei telegiornali, esaltando tutta una nazione e sono rimasti nella memoria di tutti, le stesse fiere equestri, come FieraCavalli di Verona hanno puntato su altre discipline come la monta da lavoro o il turismo equestre.
Impossibile restare impassibili di fronte ad un cavallo lanciato al galoppo. Un cavallo con uno scarto che incanta gli spettatori, i giornalisti così come le telecamere. “Io potrò sempre gloriarmi di essere stato uno tra i cento migliaia di spettatori che hanno potuto ammirare la più perfetta macchina da galoppo che mai si sia vista in un ippodromo”, scriveva un giornalista sul Paris presse, commentando una vittoria di Ribot. Anche Le Figaro rese omaggio a Ribot scrivendo di lui: “Una classe e una perfezione nel galoppo che non abbiamo mai visto e che forse non vedremo mai più”.
La sensazione che suscitano questi animali è proprio quella di assistere alla perfezione che si materialiazza in una creatura possente e forte, dalla morfologia perfetta capace di compiere un miracolo.
E’ quello che hanno donato alcuni grandi cavalli che hanno segnato la storia dell’ippica e sono stati elevati al rango di una leggenda.
Nearco
Cavallo italiano di razza purosangue inglese, campione di galoppo, nato il 24 gennaio 1935 morto il 27 giugno 1957. Proviene dalla scuderia di Federico Tesio, lo stesso allevatore di un altro grande campione, Ribot. La sua discendenza come stallone ha portato a molti altri campioni come Nearctic, Northern Dancer e Nijinsky II o Secretariat al quale è stato dedicato anche un film. Tra il 1947 e il 1949 è stato al top nella lista degli stalloni. Imbattuto per ben 14 gare, venne ritirato dalle corse nel 1938 e fu venduto per la riprodizione all’allevamento di Beech House Stud in Newmarket, Regno Unito per £60.000 oro. È morto il 27 giugno 1957 di cancro.
La sua discendenza ha risuonato fino nel XXI secolo. Infatti, come riporta wikipedia, secondo l’ente statale France Galop, tutti i vincitori del Prix de l’Arc de Triomphe dal 1994 al 2009 sono nella linea di discendenza maschile di Nearco, di suo figlio Nasrullah, o del nipote Northern Dancer.
Ribot
il campione più forte di tutti i tempi. Dopo Nearco, arriva Ribot nato a Newmarket il 27 febbraio 1952 e morto a Lexington, il 28 aprile 1972. Nasce da da Tenerani, un cavallo che si è distinto nelle corse e Romanella (da El Greco), era di proprietà della scuderia Razza Dormello Olgiata di Dormelletto, successivamente è stato allevato presso Villa Tesio da Federico Tesio che ha saputo far nascere un’altra stella. Cavalcato dal fantino Enrico Camici hanno riportato ben 16 vittorie consecutive, tra le quali due Arc de Triomphe e un’edizione delle King George and Queen Elizabeth stakes.
Grundy
Una stella nel firmamento di tutti i tempi che esplode nel 1975. Allevato da Carlo Vittadini e l’ avvocato Carlo D’ Alessio, Grundy, ha vinto nel 1975 il Derby di Epsom. Il suo nome è legato nella storia alla nascita dei nuovi purosanguo. Imbattuto e vincitore di tre classiche (fra cui le King George VI and Queen Elizabeth Diamond Stakes) diviene “The Champion Racehorse”.
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C.D.