Durante la pandemia da coronavirus un cane, di nome Harley, è stato sempre presente nei reparti ospedalieri: un vero angelo di questo periodo.
Sentiamo parlare spesso di angeli. E molto spesso li accostiamo ancora a quelle figure mistiche che scendono dal cielo in modo sereno e pacato. Ma i tempi, lì fuori e dentro noi stessi, stanno più che cambiando. Anzi, sono radicalmente cambiati con l’avvento della pandemia da coronavirus. Mano a mano che lasciamo questo 2020, ne sentiamo gli effetti. Tutti noi stiamo percependo cosa voglia dire aver “superato” indenni questo anno così caotico.
La pandemia ha messo a dura prova la nostra intera esistenza, ma anche i rapporti sono cambiati. Basti pensare all’uso della mascherina e del distanziamento sociale. Due aspetti che mai avremmo preso in considerazione nel mondo di “prima”. In questo marasma generale, però, un grande contribuito, sia a livello fisico che psicologico, lo hanno dato i nostri amici a quattro zampe. Sempre loro, sempre presenti. Pronti a donare tutto quello che hanno dentro.
Sono stati fondamentali anche in alcuni ambienti dove il coronavirus dilagava a macchia d’olio e dove lo stress aumentava di giorno in giorno. Stress che, per dovere di cronaca, ricordiamo non essere cessato d’esistere in varie parti del mondo. Questi ambienti sono gli ospedali. Luoghi di vera sofferenza, dove alcuni animali, soprattutto i cani, hanno avuto un ruolo fondamentale. Lo stesso avuto da Harley, uno dei cani più “attivi” nell’ambito della pandemia.
Il termine pandemia, un termine che deriva dal greco, pandemos, indica ciò che interessa un’intera popolazione. Lo stesso termine greco sta a indicare “ciò che interessa tutte le persone”. Proprio per questo motivo, quando abbiamo toccato questo argomento includendo i nostri amici a quattro zampe, ci siamo spostati da un continente all’altro, senza alcuna distinzione. Perché nella pandemia, ma anche in altri aspetti che prima non ci interessavano, siamo tutti coinvolti.
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E quindi oggi ci spostiamo in Messico, esattamente nell’ospedale Centro Médico Nacional ’20 de Noviembre. Una struttura che ha sede nella capitale dello Stato sudamericano, Città del Messico. All’interno di questa struttura c’è proprio lui: Harley, il cane che ha alleviato le sofferenze (e continua a farlo con grande coraggio) di paziente, infermieri, medici e tutto il resto del personale durante la pandemia da coronavirus.
Harley porta con sé un’altra storia. Per il suo occhio destro completamente chiuso è stato soprannominato “Il cane guercio”, in modo del tutto simpatico e amichevole. Proprio la ui, al quale la natura non ha dato la possibilità di vedere da entrambi gli occhi, è stato affidato il compito più duro di questo periodo: portare allegria negli ospedali adibiti a reparti Covid-19.
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Un compito difficile, arduo, coraggioso e pieno di sfide. Ma Harley è riuscito nell’impresa. Tutti gli vogliono bene e quando possono cercando di passare del tempo in sua compagnia. Non tanto perché si trova da solo. Ma più che altro per alleviare sofferenze e stress dopo tutto ciò che si può osservare in un periodo del genere dentro un ospedale qualsiasi. Harley è lì: pronto a donare affetto e amore, senza chiedere nulla in cambio.
Un paradosso che farà sorridere molti di voi è il seguente: a casa è un vero dormiglione. Appena mette piede, o meglio zampa, dentro l’ospedale cambia improvvisamente. Si attiva di getto. Come se avesse capito che la sua è un’autentica missione di salvataggio, pregna d’amore e amicizia nei confronti di chi vive quasi tutto il giorno dentro un ospedale a marca Covid-19.
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