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Ha visto uccidere il suo cane dai cacciatori: l’appello straziante per avere giustizia

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Perdere il proprio compagno a 4zampe è un’esperienza terrificante ma vederlo uccidere con una fucilata è qualcosa che non può essere definito. Amarezza, rabbia e odio. E’ quello che è accaduto ad un allevatore di dobermann, originario di Follonica, Marco Capecchi che da poco si era trasferito a Roccatederighi, sempre in provincia di Grosseto.

Ad una cinquantina di metri all’esterno della sua abitazione, l’allevatore aveva sciolto il suo cane Eschilo di sei anni e dei cuccioli per farli correre. In pochi istanti, ha sentito uno sparo, assistendo alla morte in diretta del proprio animale.

“Scrivo solo ora perché avevo bisogno di lucidità. Posso ancora sentire l’odore della polvere da sparo sul corpo di Eschilo, uno dei miei dobermann. Per me è stato un duro colpo, come perdere un familiare. Eri il mio re, il mio leone, avevi una sicurezza imbarazzante ma necessitavi di me, il tuo fratello bipede. Ed è per questo che non mi darò pace finché non avrò giustizia”, scrive Capecchi che ha visto scappare i due cacciatori che dopo aver sparato, mirando alla testa del cane, sono fuggiti con la loro automobile.

“I carabinieri poi sono riusciti ad identificarli e a fermarli, loro sostengono di essere stati in pericolo insieme ai loro cani da caccia e di aver sparato per legittima difesa, e di essere scappati perché temevano l’arrivo di altri dobermann. Lo dimostrerebbe il fatto che uno dei segugi è stato refertato dal veterinario. Io però non gli credo: se fossero stati davvero in pericolo, ci sarebbero stati segni importanti, perché un cane come Eschilo, che pesava 50 kg, in caso di aggressione avrebbe inferto dei danni significativi. Per me c’è stato un chiaro eccesso ed è quello che voglio dimostrare”, prosegue l’uomo, affranto dalla perdita del suo compagno peloso, determinato ad andare fino alla fine per ottenere giustizia.

La proprietà di Capecchi consiste in una trentina di ettari non recintati dove vi è nei pressi dell’abitazione un sentiero praticato dai cacciatori. L’allevatore aveva esposto un cartello indicando la presenza dei cani e fino ad oggi non aveva mai avuto problemi.

“Un boato,un boato assordante, silenzio e tanto silenzio… quel colpo ha distrutto in pochi secondi un membro della mia Famiglia. Anni di gioie dolo successi delusioni esperienze belle e brutte svanite grazie ad un grilletto premuto troppo superficialmente”, sottolinea Capecchi nel suo messaggio, spiegando quella realtà dei fatti, purtroppo molto più comune e diffusa di quanto si pensa, durante la stagione venatoria.

L’allevatore ha concluso promettendo giustizia al suo Eschilo:”Amico mio non m ifermerò, tu sei sempre stato al mio fianco con fierezza e orgoglio, trasmettevi fiducia con la tua sicurezza imbarazzante,i tuoi occhi erano in stretto contatto con la mia anima,un intesa unica, eri il mio RE Leone, forte e carsimatico ma nello stesso tempo avevi bisgono di me,del tuo Fratello bipede. Poggiavi il tuo testone sulla mia pancia, io sono qui per Te e TU sei qui per Me…giuro,giuro che avrai giustizia fino a che avrò fiato e sangue in corpo non mi fermerò!!!!!!! SARAI SEMPRE CON ME E SARAI SEMPRE MIO FRATELLO”.

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