Un mese e mezzo fa, veniva messa la parola ‘fine’ alla triste vicenda di Green Hill, almeno per quanto riguarda il filone principale dell’inchiesta. La vicenda era venuta alla luce nell’estate 2012. L’allevamento che si trovava a Montichiari in provincia di Brescia venne quindi chiuso. La Corte di Cassazione ha avallato le scelte prese nei due precedenti gradi di giudizio.
In particolare, nel processo d’appello, arrivato a sentenza nel febbraio 2016, vennero confermate le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi e del co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislane Rondot, condannati a 1 anno e 6 mesi e del direttore dell’allevamento, Roberto Bravi. Quest’ultimo venne condannato ad un anno di carcere e al risarcimento delle spese.
Ma la vicenda giudiziaria di Green Hill vive ora le fasi cruciali per quanto riguarda il processo bis. Sul banco degli imputati ci sono due veterinari dell’Asl di Brescia e tre dipendenti della società che allevava beagle destinati alla sperimentazioni in laboratori di tutta Europa. I due veterinari sul banco degli imputati sono Roberto Silini e Chiara Giachini. I tre ormai ex dipendenti si chiamano Cinzia Vitiello, Antonio Tabarelli e Antonio Tortelli: sono accusati di falsa testimonianza nel primo processo. Più gravi le accuse per i veterinari: maltrattamenti e uccisione di animali, falso ideologico in atto pubblico e omessa denuncia.
Per i due veterinari il sostituto procuratore di Brescia Ambrogio Cassiani a capo del fascicolo ha chiesto 2 anni di condanna, mentre 10 mesi è la richiesta per i tre ex addetti. Ma sul processo, che dovrebbe arrivare a sentenza il prossimo 7 febbraio, dopo l’ennesimo rinvio, incombe la scure della prescrizione.
Tra le parti civili, c’è l’Enpa che attraverso i suoi legali aveva sottolineato: “Dalla tesi accusatoria sono emersi i forti i legami tra i due veterinari della ASL, imputati in questo processo, e Green Hill; legami che hanno reso possibile la situazione di gravissima illegalità, accertata già in primo e secondo secondo grado nel procedimento principale”.
Nell’udienza di ieri, sono invece intervenute le difese degli imputati. I legali dei due veterinari hanno sottolineato: “Si sono comportati così come imponevano norme e regole dell’Asl. Nel corso dei loro interventi hanno registrato alcune irregolarità e per questo non possono essere accusati di maltrattamenti così come chi ha gestito la struttura”, è la presa di posizione dell’avvocato Giovanni Bonvicini, nella sua arringa.
GM
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