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Green Hill: atteso per domani il giudizio della Cassazione

(Pixabay)

Domani dovrebbe arrivare la parola ‘fine’ alla triste vicenda di Green Hill, almeno per quanto riguarda il filone principale dell’inchiesta. Infatti, è stato fissato per domani il processo in Cassazione nei confronti dei vertici dell’allevamento di beagle destinati alla vivisezione. La vicenda era venuta alla luce nell’estate 2012. L’allevamento che si trovava a Montichiari in provincia di Brescia venne quindi chiuso.

Nel processo d’appello, arrivato a sentenza nel febbraio 2016, vennero confermate le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi e del co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislane Rondot, condannati a 1 anno e 6 mesi e del direttore dell’allevamento, Roberto Bravi. Quest’ultimo venne condannato ad un anno di carcere e al risarcimento delle spese. Resta poi aperto il secondo filone dell’inchiesta, con il processo tuttora in corso.

Nei mesi scorsi, la multinazionale americana Marshall, proprietaria di Green Hill, aveva deciso di chiudere l’allevamento di beagle in via definitiva. Infatti, la direzione della multinazionale ha riferito che l’azienda è stata danneggiata dal “recepimento restrittivo da parte dell’Italia della direttiva europea sulla sperimentazione animale”. Secondo l’azienda, un danno è giunto anche dalle “limitazioni che, seguendo la spinta animalista, sono state introdotte con il Decreto Legislativo 26/2014 all’utilizzo degli animali per scopi scientifici rispetto a quanto viene disposto dalla Direttiva 2010/63/EU”. Una situazione che ha spinto la Comunità Europea ad avviare “una procedura di infrazione contro il nostro Paese”.

La posizione della Lav

E a poche ore dall’udienza in Cassazione prende parola la Lav: “Abbiamo piena fiducia nel rigore morale dei Giudici della Suprema Corte chiamata a regolare e uniformare l’interpretazione giurisprudenziale del diritto”. La Cassazione deve “garantire la perfetta osservanza e la puntuale applicazione della legge da parte degli organi giurisdizionali. Ne consegue che la pronuncia sarà circoscritta all’osservanza delle norme”. Invece “è palese che non può estendersi a un esame critico del fatto che rimane ‘accertato’ dei due precedenti gradi di giudizio”.

“Siamo stati fin dall’inizio parte attiva nel procedimento penale a difesa dei quasi 3mila beagle, ai quali abbiamo garantito un futuro e giustizia”, spiega la Lav. L’organizzazione animalista ritiene “memorabili” le sentenze del Tribunale di Brescia pronunciate nel 2015 e nel 2016. Sentenze “destinate a fare giurisprudenza in quanto hanno fatto emergere l’estrema gravità delle sofferenze inflitte ai cani”.

  

GM

Gabriele

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