L’uomo li ha spinti vicino all’estinzione nel secolo scorso, mentre oggi i grandi carnivori si stanno prendendo la loro rivincita in Europa
Orsi, lupi e linci: sono i grandi carnivori europei, spinti dall’uomo sull’orlo dell’estinzione all’inizio del secolo scorso; animali che oggi si stanno prendendo la loro rivincita. La buona notizia arriva da un nuovo studio portato avanti da un gruppo di ricercatori provenienti da undici Paesi, coordinato dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie della Sapienza Università di Roma e dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).
A causa della rivoluzione industriale le foreste in cui orsi, lupi, linci e altri carnivori vivono vennero fortemente ridotte e a inizio Novecento queste specie erano seriamente a rischio estinzione. Ovviamente anche la caccia ha fatto la sua parte, portando il Vecchio continente sull’orlo di una crisi ecologica.
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Una tendenza che, nel corso del Ventesimo secolo è stata invertita. Secondo gli studiosi, infatti, dal 1992 al 2015 si è registrato un aumento del numero di esemplari di grandi carnivori in diverse aree dell’Europa orientale, nei Balcani, nella penisola iberica nord-occidentale e nella Scandinavia settentrionale. Questo è dovuto all’aumento delle foreste, alla diminuzione della popolazione umana nelle aree rurali, a una maggior tolleranza da parte dell’uomo e alla riduzione alla pratica caccia.
Visto l’aumento di popolazione di questi grandi mammiferi, sarà sempre più frequente incontrarne durante delle escursioni: sono dunque necessari alcuni sforzi per consentire la convivenza tra queste specie e l’uomo, evitando quanto più possibili incidenti, che potrebbero dare luogo a nuovi sentimenti di intolleranza verso questi animali selvatici. Ovvero una delle cause che li portarono vicini all’estinzione.
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Afferma Luca Santini, ricercatore della Sapienza e del Cnr e senior author dello studio: “Sfruttare i cambiamenti socioeconomici e paesaggistici per creare nuove opportunità di recupero per le specie sarà una sfida per l’Europa, cui si dovranno affiancare una corretta educazione ambientale, norme legislative e una gestione mirata a mitigare i conflitti fra uomo e fauna selvatica nelle aree recentemente ricolonizzate dai questi grandi carnivori”.
Ovviamente non si può cantare vittoria, come spiega un altro autore della ricerca, Luigi Boitani: “L’associazione tra il diverso uso del suolo, l’abbandono delle aree rurali, l’aumento delle aree protette e l’espansione dei grandi carnivori in Europa sarà importante anche nei prossimi decenni” per proseguire nella direzione intrapresa.
Matteo Simeone
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