La vita segreta dei gorilla di montagna immortalata da un robot spia
Una serie intitolata “Nature: spy in the wild” della Pbs, avviata dal 2017, propone un bellissimo percorso all’interno del regno animale grazie all’introduzione di robot spia. La serie di documentari offre una visione straordinaria della vita nella giungla.
Grazie ai robot spia è stato possibile filmare gli animali nel loro ambiente, le loro abitudini e le loro interazione senza interferire.
Tra le ultime serie, quella dedicata alla vita dei gorilla di montagna in Uganda. Un robot dalle sembianze di un cucciolo di gorilla con le telecamere inserite nell’iride degli occhi è stato introdotto in un branco di esemplari. L’esemplare è realistico con tanto di battito del cuore e movimento delle palpebre. In questo modo, i documentaristi sono riusciti a immortalare delle rare scene del branco, il modo in cui mangiano e le relazioni all’interno del gruppo.
Secondo le indiscrezioni, inizialmente i gorilla erano incuriositi dalla presenza del nuovo gorilla. Anche se non emanava un odore specifico, il branco ha finito per accettarlo e lo avrebbe addirittura protetto anche dagli attacchi di predatori.
La programmazione ha tenuto conto del linguaggio proprio della specie, realizzando non solo movimenti oculari realistici ma anche un comportamento di sottomissione per farlo accettare dagli esemplari. “Se necessario, avrebbe potuto distogliere lo sguardo per mostrare rispetto per i veri gorilla”, spiega il produttore Matt Gordon.
“Il processo di costruzione delle nostre spie è complesso e varia a seconda dell’animale e del comportamento che stiamo cercando di filmare. Il gorilla spia, una delle stelle dello spettacolo, è un buon esempio da usare per descrivere cosa si nasconde dietro allo show”, ha dichiarato Gordon. Questo stratagemma ha donato rare scene che non sarebbe stato possibile filmare con tecniche tradizionali.
Gorilla a rischio estinzione
La popolazione di gorilla di montagna è una specie a rischio estinzione che vive nelle foreste d’alta quota di Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda. Sono stati decimati dal bracconaggio, dalle guerre civili ma anche dalle attività umane, deforestazione come pure le estrazioni petrolifere o del tantalio, utilizzato per realizzare apparecchi elettronici quali telefonini o computer.
e. Nel 1996 è stata inserita tra le specie a rischio estinzione per cui sono stati avviati diversi programmai di tutela e di conservazione della specie. Queste politiche di conservazione hanno portato a un esito positivo per cui nella lista rossa della Iucn – Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la specie è passata dalla categoria di “in pericolo critico” a “in pericolo”.
Tuttavia, si stima che vi siano rimasti unicamente solo mille esemplari.
Ecco perché, con la pandemia e il lockdown in tutto il mondo, anche molti parchi e riserve sono stati chiusi, tanto più dove vivono i gorilla di montagna.
“”Tutti gli sforzi possibili vanno attuati. Sappiamo che i gorilla sono molto sensibili alle malattie umane. Di norma chi è affetto da raffreddore o influenza non può andare a vedere le scimmie. A maggior ragione ora, questa precauzione vale per portatori sani e asintomatici di Covid-19 che potrebbero mettere in pericolo i primati”, ha dichiarato Paula Kahumbu, conservazionista keniana e direttrice di Wildlife Direct, all’Associated Press. Viene infatti ricordato che purtroppo, nel 98% dei casi, i turisti non rispettano la distanza di sicurezza di 7 metri tra l’uomo e l’animale.
Per questa specie, si tratta di un rischio troppo elevato per la specie. In questo caso, la specie rischierebbe di estinguersi.
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C.D.