Gli animali di pazienti COVID-19, vanno protetti limitando l’esposizione.

Gli animali di pazienti COVID-19, vanno protetti limitando l’esposizione.

Attualmente non esiste nessuna evidenza scientifica che attesti che gli animali domestici abbiano qualche ruolo nella diffusione del virus Covid-19 momentaneamente sembra infatti che la diffusione sembri passare solo da un’essere umano all’altro .

 cane e gatto
Cane e gatto (Foto Pixabay)

In alcuni rari casi sembra però sia stato l’essere umano affetto da Covid-19 a contagiare gli animali domestici e NON il contrario.

Lo studio dell’ISS

furetto
Il furetto
(Foto Pinterest)

Da alcuni recenti studi però si stanno mettendo in evidenza alcuni risultati di osservazioni derivanti da animali domestici di pazienti affetti dal covid-19. Gli studi in via sperimentale sono stati fatti da alcuni veterinari e sembra che solo in casi rari alcuni degli animali dei contagiati, siano risultati suscettibili al virus.

Il virus che sembra essere scaturito da un’animale selvatico come il pipistrello si è diffuso a macchia d’olio a livello mondiale passando da un’essere umano a l’altro dagli ultimi studi sembra però emerso che in alcuni rari casi il virus non risparmi gli animali domestici delle persone contagiate.

A fronte di più di 800 mila casi verificati di covid-19 in tutto il mondo sembra che ad aver contratto il virus siano stati solo 4 animali domestici contagiati dai loro proprietari.

Il dato momentaneamente è da attribuirsi al fatto che sono stati riscontrati pochi casi di contagio, in quanto sono stati osservati pochi casi ma comunque è un dato da tenere sotto controllo.

Infatti gli studi vanno avanti osservando gli animali domestici, e con campioni che si stanno studiando e osservando in laboratorio in via sperimentale, le analisi avrebbero confermato che i gatti e i furetti potrebbero essere più predisposti a contrarre il virus rispetto ai cani.

Secondo gli studi sperimentali ancora in atto si evincerebbe che l’esposizione degli animali domestici al virus possa generare la vera e propria patologia. I casi osservati fino a ora riguarderebbero due cani e un gatto a Hong Kong dove gli animali hanno contratto il virus in maniera asintomatica, e un gatto in Belgio dove invece la sintomatologia è stata abbastanza evidente.

Il gatto ha infatti manifestato difficoltà respiratorie e problemi gastrointerinali, tosse e gli altri sintomi del virus. Fortunatamente il felino è migliorato nell’arco di 9 giorni dei primi sintomi della patologia.

Bisognerà quindi effettuare nuovi studi anche su gli animali domestici e proteggerli evitando però allarmismi se bene in rari casi siano stati contagiati infatti non ci sono prove a sostegno del fatto che in via aerea possano trasmettere il virus all’essere umano e quindi sufficiente mantenere i criteri igenici di base e evitare effusioni, e rendere esplicito il fatto che è l’essere umano che potrebbe contagiare gli animali non il contrario.

Le informazioni sul covid-19 sono in rapida evoluzione sono quindi da considerarsi provvisorie. Ma è stato deciso di essere trasparenti e diffondere tutte le informazioni che riguardano la pandemia, ed è per questo che l’istituto Superiore di Sanità (ISS) ha ritenuto opportuno diffondere tale studio sperimentale fornendo gli aggiornamenti scientifici con informazioni dettagliate e per far si che tutti mantengano un comportamento idoneo alla situazione.

Gli animali sono uno spiraglio di luce in questo momento buio questo non è il momento di abbandonarli ma di PROTEGGERLI.

Umberto Agrimi direttore del Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria ha infatti pubblicato lo studio.

Fonte ISS: http://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5325554

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