Attualmente non esiste nessuna evidenza scientifica che attesti che gli animali domestici abbiano qualche ruolo nella diffusione del virus Covid-19 momentaneamente sembra infatti che la diffusione sembri passare solo da un’essere umano all’altro .
In alcuni rari casi sembra però sia stato l’essere umano affetto da Covid-19 a contagiare gli animali domestici e NON il contrario.
Lo studio dell’ISS
Da alcuni recenti studi però si stanno mettendo in evidenza alcuni risultati di osservazioni derivanti da animali domestici di pazienti affetti dal covid-19. Gli studi in via sperimentale sono stati fatti da alcuni veterinari e sembra che solo in casi rari alcuni degli animali dei contagiati, siano risultati suscettibili al virus.
Il virus che sembra essere scaturito da un’animale selvatico come il pipistrello si è diffuso a macchia d’olio a livello mondiale passando da un’essere umano a l’altro dagli ultimi studi sembra però emerso che in alcuni rari casi il virus non risparmi gli animali domestici delle persone contagiate.
A fronte di più di 800 mila casi verificati di covid-19 in tutto il mondo sembra che ad aver contratto il virus siano stati solo 4 animali domestici contagiati dai loro proprietari.
Il dato momentaneamente è da attribuirsi al fatto che sono stati riscontrati pochi casi di contagio, in quanto sono stati osservati pochi casi ma comunque è un dato da tenere sotto controllo.
Infatti gli studi vanno avanti osservando gli animali domestici, e con campioni che si stanno studiando e osservando in laboratorio in via sperimentale, le analisi avrebbero confermato che i gatti e i furetti potrebbero essere più predisposti a contrarre il virus rispetto ai cani.
Secondo gli studi sperimentali ancora in atto si evincerebbe che l’esposizione degli animali domestici al virus possa generare la vera e propria patologia. I casi osservati fino a ora riguarderebbero due cani e un gatto a Hong Kong dove gli animali hanno contratto il virus in maniera asintomatica, e un gatto in Belgio dove invece la sintomatologia è stata abbastanza evidente.
Il gatto ha infatti manifestato difficoltà respiratorie e problemi gastrointerinali, tosse e gli altri sintomi del virus. Fortunatamente il felino è migliorato nell’arco di 9 giorni dei primi sintomi della patologia.
Bisognerà quindi effettuare nuovi studi anche su gli animali domestici e proteggerli evitando però allarmismi se bene in rari casi siano stati contagiati infatti non ci sono prove a sostegno del fatto che in via aerea possano trasmettere il virus all’essere umano e quindi sufficiente mantenere i criteri igenici di base e evitare effusioni, e rendere esplicito il fatto che è l’essere umano che potrebbe contagiare gli animali non il contrario.
Le informazioni sul covid-19 sono in rapida evoluzione sono quindi da considerarsi provvisorie. Ma è stato deciso di essere trasparenti e diffondere tutte le informazioni che riguardano la pandemia, ed è per questo che l’istituto Superiore di Sanità (ISS) ha ritenuto opportuno diffondere tale studio sperimentale fornendo gli aggiornamenti scientifici con informazioni dettagliate e per far si che tutti mantengano un comportamento idoneo alla situazione.
Gli animali sono uno spiraglio di luce in questo momento buio questo non è il momento di abbandonarli ma di PROTEGGERLI.
Umberto Agrimi direttore del Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria ha infatti pubblicato lo studio.
Fonte ISS: http://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5325554
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