Gli animali che si sono adattati ai contesti urbani e nelle città hanno sviluppato abilità che li rendono forse più intelligenti
Con il lockdown gli animali avevano ripreso possesso nell’arco di pochi giorni degli spazi urbani. Il blocco delle attività e l’assenza del traffico e del trambusto dei cittadini ha riportato molte specie selvatiche per le strade o vicino ai porti. I delfini a Venezia o le papere sul lungotevere a Roma. Un fenomeno che è stato registrato in tutto il mondo e che ha affascinato e unito milioni di cittadini.
Questo aspetto è stato approfondito da uno studio nel 2013 e riproposto in un articolo pubblicato da BBC Future alla luce di quanto accaduto durante la quarantena. E’ stato dimostrato che uccelli, roditori e altre specie di animali che vivono nelle città hanno sviluppato alcune qualità rispetto alle altre specie che vivono distanti dai contesti urbani.
Non si tratta nello specifico di intelligenza, quanto invece della capacità di adattabilità degli animali. Ad esempio, ci sono corvi che in Giappone hanno imparato a lanciare le noci sulle strade per farle schiacciare dalle automobili per poi mangiare il contenuto. Ma non solo. I corvi hanno anche capito che questo meccanismo funziona meglio in prossimità dei semafori. Per cui sono riusciti a sviluppare diverse stratagemmi per ottenere il cibo o per superare gli ostacoli di un ambiente ostile.
Tra gli altri esempi elencati, viene ricordato che i coyote che vivono nelle zone periferiche di Chicago, negli Stati Uniti, attraversano la strada evitando le automobili. Ovvero, interagendo con l’ambiente, hanno imparato a riconoscere il pericolo, la densità delle automobili e la loro velocità.
A Toronto in Canada, le amministrazioni locali hanno dovuto far fronte al problema dei procioni che rovistavano tra i cassonetti delle spazzature. Per contenerli hanno introdotto dei cassonetti con un specie di blocco. Per convalidare la tesi che i procioni delle città siano più intelligenti, i ricercatori hanno messo a confronto dei procioni che vivono nei contesti urbani con quelli distanti dalle città con i nuovi cassonetti. E’ emerso che i procioni cittadini sono riusciti ad entrare dentro ai cassonetti in un tempo record, mentre quelli che vivono allo stato selvatico pura avendo capito il meccanismo non sono riusciti ad entrare nel cassonetto.
Alcune scuole di pensiero, ritengono che i contesti ambientali influiscono sull’evoluzione delle specie. In quest’ottica, le città e contesti urbanizzati provocano una selezione naturale tra gli animali che si evolvono in funzione agli ostacoli e alle difficoltà riscontrate, sviluppando un maggior ventaglio di capacità cognitive che si avvicinano all’intelligenza. Capacità come curiosità, audacia, memoria, flessibilità o strumenti sono i requisiti per sopravvivere nelle città.
La biologa Emilie Snell-Rood dell’Université del Minnesota negli Stati Uniti, ha condotto uno studio nel 2013 al riguardo. La ricerca ha dimostrato che i roditori e i piccoli mammiferi erano capaci di sviluppare maggiori capacità celebrali vivendo nei contesti urbani. La studiosa ha anche preso in esame la dimensione del cranio per dimostrare che utilizzano la loro intelligenza per adattarsi.
L’interazione con gli umani e la prossimità ha portato a una migliore comunicazione. Gli animali hanno imparato a rapportarsi con le persone e viceversa. Tra i casi più particolari, quelli di una bambina che aveva iniziato a dare da mangiare a dei corvi, questi con il passare degli anni hanno ringraziato la bambina portandole dei doni. Il rispetto è sicuramente alla base di tutto.
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C.D.
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