Una donna coraggiosa che ha fatto prevalere il dovere professionale agli interessi privati. Una giornalista bosniaca Sanita Konjalić ha infatti perso il lavoro dopo aver mandato in onda un servizio sul canale tv pubblico che documentava l’orrore nel canile di Praça, ad una quarantina di chilometri da Sarajevo.
Secondo le indiscrezioni, diramate dalle organizzazioni animaliste che stanno sostenendo Konjalić, la giornalista sarebbe stata licenziata “perché non propensa al lavoro di squadra”.
Ovvero, la Konjalić avrebbe insistito per mandare in onda il servizio sul canile lo scorso 3 novembre nel quale vi erano alcune dichiarazioni dei volontari che denunciavano le condizioni di abuso e maltrattamento dei cani. Fahrudin Bravo uno dei testimoni intervistati ha raccontato gli orrori ai quali ha assistito all’interno della struttura per anni, tra cui uccisioni brutali di oltre mille cani. Le immagini realizzate nel servizio andato in onda, mostrano le condizioni disumane nelle quali vengono detenuti i cani in dei box sporchi, pieni di escrementi, cuccioli morti dal freddo o cani malati che stanno morendo, gettati tra i rifiuti, agonizzanti e abbandonati a loro stessi. Condizioni sconcertanti e inaccettabili.
Immediata la replica del primo ministro del Cantone di Sarajevo, Elmedin Konaković, che si è difeso, sottolineando che “si tratta di cifre gonfiate”.
Intanto il caso del licenziamento della giornalista e il servizio sul canile hanno sollevato indignazione e due mila persone sono scese in piazza per chiedere maggior tutela degli animali all’insegna dello slogan “Every dog in every city, on every street is OUR dog” (Ogni cane in ogni città, in ogni strada è il NOSTRO cane).
Alcune associazione europee, tra le quale anche Enpa, hanno espresso solidarietà alla giornalista chiedendo che sia reintegrata nel suo posto di lavoro: “Sanita Konjalić va subito reintegrata nella tv pubblica perché il suo lavoro giornalistico è prezioso per gli animali ma anche per un Paese, la Bosnia Erzegovina, che ha bisogno di verità”, ha dichiarato Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa Onlus, spiegando che “il governo bosniaco vuol portare il Paese nell’Unione Europea, e noi sosteniamo con tutte le nostre forze questa importante ambizione; ma la classe politica di Sarajevo non deve dimenticare che in Europa si entra dimostrando di possedere molti requisiti tra cui la tutela degli animali e il diritto a una informazione libera, non condizionata e non condizionabile”.
C.D.
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