Getta il cucciolo per strada e lo lascia agonizzante. Individuato l’autore del gesto, denunciato per maltrattamento
In pieno centro della cittadina di Aquino in provincia di Frosinone, un uomo di 57 anni ha scaraventato un cucciolo a terra, abbandonandolo in quel modo per strada, lasciandolo agonizzare. La scena non è passata inosservata e un cittadino ha segnalato il caso ai Carabinieri della stazione locale che sono intervenuti prontamente sul posto.
Nel frattempo era stato anche attivato il servizio veterinario della Asl di Frosinone che ha provveduto al recupero del cucciolo, trasferendolo in un canile di Giuliano di Roma dove ha ricevuto le prime cure necessarie. Al momento non si hanno notizie delle condizioni del povero cucciolo.
I carabinieri hanno avviato un’indagine e sono riusciti a risalire in poche ore all’autore del gesto ignobile. L’uomo prima ancora di scaraventare il cucciolo aveva commesso reati contro il patrimonio, la persona e la moralità pubblica. Ai quali si è aggiunta la denuncia per reato di “maltrattamento di animali”. Un individuo che aveva mostrato un comportamento violento sfociato poi sul povero animale.
Ennesimo gesto agghiacciante nei riguardi di un animale indifeso. Purtroppo, la stagione delle cucciolate è sempre un periodo critico nel quale si verificano crudeltà e abbandoni. Per disfarsi di cuccioli indesiderati, individui senza scrupoli gettano i cuccioli nei cassonetti o nei boschi, abbandonandoli all’interno di buste, condannandoli a una morte certa.
Il maltrattamento degli animali è un reato, previsto dall’artt. 544 ter e 727 del c.p. del Codice Penale. Viene distinto dal reato di ”delitto contro il patrimonio” (ovvero come bene protetto proprietà privata dell’animale da parte di un proprietario), previsto dall’art. 638 (Uccisione o danneggiamento di animali altrui). Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Il reato di maltrattamento animali viene aumentato della metà nel caso in cui dagli abusi derivi la morte dell’animale.
In diversi casi, è stato dimostrato come le persone che abusano di un animale sono individui pericolosi e violenti riguardo la società. Non a caso, l’FBI ha elevato la categoria di maltrattamento e abusi sugli animali a quella dei “crimini efferati” per monitorare gli autori di queste brutalità, ritenuti pericolosi.
La domanda che si pone di fronte a questa tradizione arcaica è perché non sterilizzare i cani. Purtroppo, in molte realtà periferiche, di campagna, dove i cani vengono ancora lasciati allo stato brado, senza una reale attenzione all’animale, non esiste la cultura di sterilizzazione. Questo provoca il fenomeno delle cucciolate indesiderate che si ripete ogni anno nonostante le campagne di sensibilizzazione e di sterilizzazione promosse dalle Asl locali. I cuccioli vengono così uccisi in malo modo oppure abbandonati andando a implementare il numero dei cani randagi, quando sopravvivono. Questo genera una realtà, quella dei cani inselvatichiti che popolano le campagne e i boschi, ripercuotendosi sull’ecosistema.
I cani inselvatichiti sono chiamati feral dog o ferali. Si distinguono dai cani randagi padronali, i cani da lavoro o da guardiania dei greggi. I cani ferali sono cani di terza o quarta generazione che sono ormai distaccati dall’uomo, vivendo in libertà e allo stato selvatico. Secondo i dati, il fenomeno dell’inselvatichimento non riguarda solo cani. Si contano circa 50 milioni di animali domestici tra i quali cani, gatti, pesci, roditori e uccellini che sono tornati allo stato selvatico. A questo numero si aggiunge ogni anno quello de dati sugli abbandoni o fughe di circa 50 mila cani che vanno a incrementare il numero degli inselvatichiti.
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C.D.
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