Lo avvertono che il suo cane è inspiegabilmente morto nel centro cinofilo ma appena scopre la verità spedisce il gestore in tribunale.
Dopo aver affidato il suo Dobermann alle attenzioni di un centro cinofilo a Gignod, un comune italiano situato ad alta quota in Valle D’Aosta, scopre per vie telefoniche che il suo cane è venuto a mancare nella notte. Il proprietario del cane, rimasto sbigottito sapendo che il suo fido fosse in perfette condizioni di salute, incarica il suo veterinario di fiducia per una verifica sul posto. Il veterinario, giunto sul luogo della presunta morte del Dobermann, tra tracce di sangue e escrementi, scopre che il cane – in realtà – è ancora vivo.
Il Dobermann dell’uomo sarebbe stato accolto all’esterno della struttura e a causa delle fredde temperature, durante la notte, avrebbe avuto un principio di congelamento che avrebbe causato la sua morte apparente. Le immediate e scrupolose cure del veterinario sul posto hanno fortuitamente impedito che il Dobermann salisse sul ponte arcobaleno, ma l’uomo ha deciso di sporgere denuncia al responsabile della struttura.
L’episodio che ha visto coinvolto un innocente esemplare di Dobermann si sarebbe verificato nel mese di marzo dello scorso anno. Mentre l’appello in tribunale, a cui avrebbe soprasseduto ciascuna persona coinvolta nel caso, si sarebbe tenuto soltanto recentemente. In aula si è ribadito che il veterinario aveva trovato il Dobermann – lasciato quattro giorni prima nella struttura indicata – nelle esatte condizioni che rispecchiavano un trascorso principio di congelamento.
Dopo essere riuscito a riportare il cane a una temperatura corporea non propriamente ideale, ma sufficiente alla ripresa dell’animale da compagnia, si è supposto che la struttura in questione non avesse rispettato quelle che si erano presentate, almeno inizialmente, come le perfette condizioni di accoglienza per un Dobermann. Il cane, secondo quanto affermato dal veterinario, pare sia stato vittima di una paralisi indotta nient’altro che dalle gelide temperature che vigevano all’esterno del centro cinofilo. Ora la pensione per cani – sulla base della quale si stanno svolgendo le indagini – avrebbe aperto, nel mentre, una nuova struttura inaugurata al termine dello stesso anno in cui si sono verificati i fatti appena riportati in tribunale. L’intera vicenda – al momento – nonostante l’appello dei giorni scorsi sia stato fondamentale per presentare la questione al giudice, non avrebbe ancora avuto – a tutti gli effetti – un’ufficiale risoluzione.
Per continuare a indagare sulle responsabilità che avrebbero fatto sì che il quattro zampe dell’uomo rischiasse la vita si tornerà in aula nel mese di ottobre 2023. Più precisamente martedì 24. Secondo la legge in vigore sui maltrattamenti di animali, nel caso il gestore del centro cinofilo fosse reputato colpevole, dovrà rispondere con il pagamento di un’ammenda pari a 6mila euro. L’ultima udienza si è tenuta lo scorso venerdì. Mentre un’ulteriore perlustrazione della struttura – grazie alla collaborazione della veterinaria che ha salvato la vita al Dobermann in uno stato di grave immobilità e privo di coscienza – si è svolta 105 giorni in seguito all’accaduto.
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