Grisù, il gatto cacciato dal treno: non era affatto un randagio

Grisù, il gatto cacciato dal treno: non era affatto un randagio

Grisù, il gatto che durante la notte è stato cacciato da un treno pensando che si trattasse di un randagio. Era di una coppia: aperta un’indagine, ma anche un grande riflessione sul gesto stesso.

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Il gatto Girsù poco prima di essere cacciato dal treno (Facebook)

Prima di agire pensare o contare fino a dieci. Era un detto che già circolava ai tempi dei nostri nonni e un motivo, forse, c’era e c’è a tutt’oggi. Alcune volte non possiamo prendere decisioni affrettate o combiniamo dei veri casini. Com’è successo nel caso del gatto Grisù. Questo felino viaggiava a bordo di un treno che da Lecce era diretto a Torino. Durante la notte i padroni si sono addormentati, lui è riuscito a uscire dal trasportino e si è diretto per il vagone del treno. Lì è successo il fattaccio: qualcuno, alla stazione di Pescara, ha aperto le porte e lo ha lasciato andare. Ora l’indagine è aperte, e allo stesso tempo una grande riflessione sull’accaduto stesso.

Il gatto Grisù cacciato dal treno: e anche se fosse stato randagio avrebbe significato giustificare il gesto?

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Un treno in partenza dalla stazione (Getty Images)

Un treno parte durante tarda serata, da Lecce diretto a Torino. A bordo c’è un gatto, all’interno di un trasportino, di nome Grisù. Durante la notte, l’intercity si ferma a Pescara e il gatto non è più dentro il suo trasportino, ma gira per i vagoni del treno. Qualcuno decide di cacciarlo.

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Non è una scena di un film, ma ciò che è successo qualche giorno fa durante la tratta di un treno intercity notte. Le indagini sono state aperte nei confronti di un capotreno, che, noncurante del gatto, avrebbe aperto lo sportellone e fatto scendere pensando si trattasse di un randagio. Dalle telecamere di sorveglianze, invece, potrebbe risultare altro: un passeggero al posto del capotreno stesso.

La coppia, che era partita da Lecce col suo bel micione a pelo lungo di 14 anni, è tornata a Pescare per seguire l’indagini. Intanto Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) ha presentato un esposto, sotto forma di denuncia, nei confronti del capotreno in questione. Ma bisogno capire se il gesto compiuto è stato portato a termine da lui o da altri.

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L’altra riflessione da fare, mentre il povero gatto sarà nascosto, impaurito, chissà in quale altro posto, è un’altra: e anche se il gatto fosse stato randagio dovremmo essere giustificati a cacciarlo via da un treno e metterlo in pericolo? Dov’è finita la bontà d’animo o la cura per chi non conosciamo ma possiamo ben credere di essere o in pericolo o spaventato?

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