In Francia nel 2015 era avvenuto un episodio decisamente censurabile, culminato con la morte di un animaletto. Il tutto era dovuto alla follia di un giovane, un 26enne che per ripicca nei confronti della fidanzata che lo aveva lasciato, aveva pensato bene di sfogare tutta la propria frustrazione sul povero gattino della ragazza. Adesso il colpevole dovrà rispondere delle proprie azioni in tribunale per difendersi dalle accuse di violenza e di minacce di morte nei confronti della ex, oltre che di violenza ed uccisione di animale.
Già la Procura, all’indomani della barbara uccisione del gattino, aveva richiesto che il sociopatico che odia gli animali venisse arrestato, perché ritenuto per l’appunto pericoloso per gli altri. Addirittura in un caso avrebbe intrappolato la ragazza contro un muro, strangolandola fino a farle perdere i sensi, e fermandosi per fortuna prima di arrivare ad un esito ben peggiore. L’ex fidanzata poi aveva confessato al violento di essere anche rimasta incinta di lui, ma questi aveva reagito con ira e violenza, minacciando di ucciderla. Se l’è poi presa con il gattino di soli due mesi della poveretta, catturato e sbattuto a terra con estrema brutalità.
Gattino ucciso per ripicca, giovane finisce in tribunale
A causa delle lesioni conseguenti a questo gesto, il povero micetto è morto. Principalmente per un trauma cranico. La difesa del violento è stata un semplice “Ho solo reagito d’istinto”. Ma tutte queste azioni sconvolgenti sono parse alquanto deliberate ed attuate in maniera consapevole, secondo la giuria chiamata ad esprimere una opinione in merito. Difatti scagliarsi contro uno sfortunato, indifeso gattino ed ammazzarlo non ha niente a che fare con l’istinto e molto invece con l’assoluta mancanza di rispetto per la vita.
Il giudice ha richiesto per questo mostro una pena detentiva di 2 anni, dei quali uno con la condizionale. E poi l’applicazione della libertà vigilata. La difesa dell’imputato ha anche fatto riferimento alla inconsistenza di alcune delle accuse. Ma come al solito, quando di parla di reati contro gli animali, c’è chi parla di pene troppo lievi. Qualche anno di carcere che spesso viene tramutato in una sanzione pecuniaria non è sufficiente per far ravvedere coloro che hanno massacrato dei poveri esserini innocenti.
A.P.