Paolo De Benedetti, noto teologo, autore di la “Teologia degli animali”, ricordò in un’intervista che “il credente deve avere la consapevolezza che sia la vita dell’uomo sia la vita dell’animale sia la vita dell’albero sono tutte forme che dimostrano come Dio, nei rapporti con il creato, abbia come strumento fondamentale — direi addirittura come scettro di governo — la responsabilità dell’uomo verso il creato”. De Benedetti si spinse oltre, spiegando che attraverso lo sguardo dell’animale vi è la prova dell’esistenza di Dio.
Eppure, non tutti i fedeli né tanto meno i servitori del Signore hanno un comportamento etico con gli animali. C’è chi li accoglie e si prodiga per loro, chi resta indifferente alla loro condizione. Anche se la religione cristiana si fonda sull’amore e spesso questo sentimento universale viene a mancare nel quotidiano in una continua tensione tra interessi individuali ed egoistici e quelli universali nel “donarsi” in modo gratuito e incondizionato all’altro, che sia un umano o qualsiasi altra creatura vivente.
Molti fatti di cronaca hanno mostrato come spesso le regole e le leggi impongono dei comportamenti contro natura, che violano l’animo umano. Ovvero, le regole hanno allontanato l’uomo dalla sua natura sociale e solidale. Come nel caso di Villabate, in provincia di Palermo, dove una dolce gattina randagia ha partorito tre teneri cuccioli.
Quello che ha fatto clamore è che il parroco senza farsi scrupoli, anziché adoperarsi per la piccola mamma ha preferito sfrattarla all’esterno della chiesa e lavarsene le mani, vietando addirittura alle volontarie di dare da mangiare o da bere alla gatta.
Molto probabilmente, il sacrestano ha agito per tutelare la chiesa e i suoi fedeli. Il parroco avrà sicuramente pensato che non si trattava del luogo più adatto nel quale far crescere i cuccioli e molto probabilmente che quella allegra famiglia avrebbe potuto danneggiare o sporcare. E così anziché cercare una soluzione alternativa per la sicurezza dell’animale e dei suoi cuccioli, magari mettendosi in contatto con un’associazione, dei volontari o fedeli amanti degli animali, il sacrestano ha messo alla porta la piccola famiglia.
Alcune volontarie si sono accorte della gatta e dei suoi cuccioli e fortunatamente si sono subito adoperate per loro. Dalla fotografia scattata e pubblicata si può vedere chiaramente le condizioni in cui la povera micia era stata costretta ad occuparsi dei suoi cuccioli. Rilegata per strada, in uno spazio ristretto dietro alla grata di una finestra dove la gatta cercava di proteggere i suoi piccoli dai pericoli della strada.
Nel giro di poche ore, è stata diramata in rete, la storia di questa gatta sfratta dalla chiesa con i suoi cuccioli, provocando come sempre in questi casi un’ondata di polemiche. Al di là delle critiche, l’appello ha riscosso un gran numero di condivisioni: “Non possono stare lì, bisogna portarli via il prima possibile: alla ragazza che se ne occupa è stato impedito di portare da mangiare e bere. Si cerca stallo urgente perché non muoiano di fame e sete”, avevano sottolineato le volontarie.
Grazie alla solidarietà, secondo le indiscrezioni trapelate dai media locali, i mici hanno trovato adozione al Nord Italia.
C.D.
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