La serie televisiva americana Game of Thrones (Il Trono di Spade), giunta alla settimana stagione, ha avuto un successo mondiale dopo il suo esordio nel 2011. Quello che tutti non sanno è che parallelamente al successo televisivo sono aumentate le vendite di cani di razza Husky o Alaskan malmute, razze simili ai lupi, che hanno conquistato la massa perché somiglianti agli esemplari metalupi, protagonisti della serie.
Un dato registrato negli Stati Uniti in base non alle vendite ma ai numeri funesti degli abbandoni e delle adozioni di queste due razze. E’ quanto stanno denunciando le associazioni, tra le quali la Northern California Sled Dog Rescue che opera nell’area di San Francisco.
La stessa presidente dell’associazione, Angelique Miller, ha dichiarato che solo nell’arco di un mese di aver recuperato 45 esemplari: “Queste persone guardano la tv e pensano che siano dei bellissimi cani. La gente qui non ha neanche idea della differenza tra un cane e un lupo, ci chiedono sempre agli incontri per l’adozione se questi che vedono sono lupi, quando sono chiaramente degli husky. Seguono solo la moda di quello che è bello avere in quel momento”, ha raccontato la Miller.
Non solo la Northern California Sled Dog Rescue ha registrato questo fenomeno. Anche il canile della protezione animali di San José, sempre in California tra il 2016 e il 2017 ha accolto 285 husky. Il 50% in più rispetto agli anni precedenti, dichiara il direttore della struttura. Mentre il rifugio di East Bay SPCA ha riferito che l’anno in cui è uscita la serie, nel 2011, sono stati accolti una ventina di husky.
Il problema è che l’husky è una razza particolare che ha bisogno di spazi e di fare molta attività e ha di cura del pelo. Come sempre, in questi casi, al pari dei cani di razze pericolose, gli individui tendono a prendere un animale senza conoscere le sue esigenze, pensando che le razze sono tutte uguali o che sia un pupazzo con il quale giocare.
Purtroppo, le mode per i cani ci sono sempre state e questo fenomeno è sicuramente aumentato attraverso l’influenza del grande e piccolo schermo e le pellicole intramontabili con al centro i protagonisti a 4zampe. A partire da Lassie, il collie della serie che ha conquistato l’immaginario collettivo fin dagli anni Cinquanta, mentre con la “Carica dei 101” il Dalmata ha tenuto banco per molti anni, il bobtail, cane di Al Pacino in “Serpico”, il bassotto o il danese riconducibili a “Quattro bassotti per un danese” sono state invece delle razze molto amate negli Settanta e Ottanta. Tendenze seguite dalle pellicole più recenti che come “Hachiko” hanno sicuramente fatto amare l’Akita Inu oppure come “Io e Marley”, che ha fatto esplodere la moda dell’ormai noto Golden Retriever.
Per fortuna alcune razze hanno dimensioni così fuori portata che sono sopravvissute alla massa, come il San Bernardo o il Pastore dei Pirenei protagonista di “Belle e Sebastien”.
Fenomeni accompagnati negli ultimi anni dall’emulazione dei Vip. Anziché innamorarsi dei protagonisti dei film, la massa si è messa a seguire l’immagine di uno dei tanti personaggi del momento, spalmato sulle copertine delle riviste platinate. Come ad esempio, Paris Hilton, la ricca ereditaria, sempre in prima pagina, accompagnata dai suoi cani versione “tea cup”. Non a caso, proprio negli ultimi anni, nel Regno Unito è stato registrato un aumento degli abbandoni di queste razze miniature, estremamente delicate.
Queste mode hanno delle conseguenze anche da un punto di vista del benessere e della salute dell’animale. Infatti, per compiacere agli acquirenti fin dall’inizio del XX secolo, la selezione ha puntato sulla morfologia mirata all’estetica e non all’utilità o funzionalità per la quale era destinata una determinata razza, come la custodia del gregge, dei bovini o la caccia. Selezioni che hanno messo in rilievo alcune qualità estetiche della razza a scapito della sua salute. Uno degli esempi più lampanti in tal senso sono i bulldog inglesi, il cane di Churchill, per intenderci. Attraverso la selezione, la razza è stata modificata al punto che questi esemplari hanno problemi respiratori e di deambulazione; addirittura per la riproduzione spesso si deve ricorrere all’inseminazione artificiale.
“Le ridicule ne tue point” (Il ridicolo non uccide), diceva Molière nelle “Femmes Savantes”, beffandosi di chi vuole darsi un’immagine senza avere sostanza. Allora inutile lamentarsi se poi le persone finiscono per incarnare degli stereotipi di padroni.
C.D.
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