Freddo, pioggia, neve, ghiaccio e vento gelido. A differenza dei luoghi comuni per cui “l’animale in natura è abituato a sopravvivere a qualsiasi temperatura”, i nostri compagni a 4zampe soffrono delle intemperie e degli sbalzi termici. Non solo la fauna selvatica, come recentemente denunciato da diverse organizzazioni, tra cui Aidaa, quest’anno è a rischio per l’inverno, nel caso dei lupi che scendono sempre più a valle per cercare del cibo. Anche gli animali domestici che vivono a contatto con l’uomo necessitano maggiori attenzioni. Eppure, nonostante l’impegno dei volontari che, ad esempio a Lecce, hanno provveduto ad installare delle cucce per i cani di quartiere, nella maggior parte dei casi, la società è indifferente alla sorte dei pelosi.
Nel caso di Lecce, il Sindaco ha provveduto a rimuovere le cucce, in quanto installate in una piazza centrale, senza previa autorizzazione. Sarebbe stato ovviamente più consono concordare con le istituzioni il luogo in cui collocare le cucce, senza deturpare il decoro pubblico. Le istituzioni hanno tuttavia un dovere nei riguardi degli animali sul loro territorio: dalle colonie feline ai cani di quartiere o i randagi. Ci sono delle norme, come ricordato un una nota dalla Lav che prevedono proprio la tutela degli animali che vivono per strada. Nello specifico, il Comune può accogliere o no alcune leggi come le “leggi regionali di attuazione della Legge Quadro n. 281/91 e dalla Circolare n. 5 del 14 maggio 2001 del Ministero della Sanità”, per cui il Comune è il primo responsabile del benessere di tutti gli animali presenti sul territorio comunale (art.3 Dpr 31 marzo ’79). I cani di quartiere ad esempio possono essere curati e sterilizzati dal comune e tenuti in libertà sul territorio così come i gatti con il riconoscimento delle colonie feline in base alla Legge 281/91, che ne garantisce la tutela dei gatti. In tal caso, le autorità sanitaria competenti sul territorio devono provvedere alle cure e ai trattamenti, nonché monitorare la salute degli animali.
Cosa che ovviamente non viene mai effettuata se non dietro segnalazione dei cittadini privati o dei volontari.
A ridosso della stagione invernale, torna il tema l’annoso tema di come proteggere i nostri 4zampe dal freddo a cominciare da tutti gli animali accolti nei rifugi e nei canili. Non a caso, l’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa), in prima linea per i cani dei clochard, lancia un nuovo appello, tramite un post condiviso sul blog dell’associazione e sui social. Come emerso lo scorso anno, dalle immagini drammatiche dell’emergenza neve, con i canili e i rifugi isolati dalla neve e gli animali esposti al freddo, tra i quali molti affetti da patologie gravi e dunque più fragili, si rivela fondamentale la prevenzione.
“Nei giorni scorsi abbiamo lanciato l’appello per i 5.000 cani che vivono per strada con i clochard che sono a rischio della vita a causa del freddo improvviso di questi giorni. Ma non solo loro sono gli animali a rischio, infatti tra i 150.000 cani ospitati nei canili pubblici e privati italiani sono ben 35.000 quelli che all’anagrafe canina hanno un’età avanzata e sono quindi considerati cani anziani e per motivi legati sia all’età che alle patologie sono a rischio”, scrive Aidaa.
Non solo le istituzioni, ma anche i cittadini possono fare qualcosa e dare un contributo per gli animali accolti nei rifugi. Aidaa lancia un appello a tutti coloro che hanno un minimo di sensibilità e di amore per i zampe, facendo un gesto semplice, portando coperte o vecchi vestiti caldi nei canili, aiutando i pelosi a dormire al caldo e magari anche un po’ di cibo per aiutare i volontari a sostenere le spese quotidiane.
Anche se sono amanti degli animali, per diversi motivi, molte persone preferiscono non avere cani o gatti nelle loro case. Tuttavia, donando vecchie coperte o maglioni usati ormai inutili e conservati in fondo all’armadio è un piccolo modo per dimostrare loro un po’ di amore e di essere vicini a queste creature indifese: “Sono 5.000 i cani che hanno più di dieci anni e che ogni anno muoiono per malattie o per vecchiaia dentro ai canili ed ai rifugi italiani, questo inverno chiediamo per loro una particolare attenzione da parte di chi i cani non può portarli a casa, infatti se per Natale sarebbe bello trovare una famiglia ai cagnoni anziani, ci rendiamo conto che sarà difficile per molti di loro uscire,allora invitiamo le persone a donare coperte e cibo riservato ai cagnoni anziani, ovviamente non andando alla cieca ma facendo donazioni concordate in base alle necessità coi volontari e con chi gestisce i canili e meglio ancora in casi specifici con il parere preventivo dei veterinari che si occupano della salute dei cagnoloni”, dichiara il presidente dell’associazione.
Infine, per Natale, anziché accogliere un cucciolo di razza, è giusto ricordare che questi anziani pelosi che magari hanno vissuto tutta la vita in un canile senza conoscere il calore e gli affetti di una famiglia, potranno ancora essere un regalo pieno di magia che irradierà la fine dell’anno. La scelta però deve essere ben valutata, considerando anche i sacrifici e il tempo da riservare all’animale, evitandogli magari il secondo trauma di essere riportato in canile dopo le feste. Sarebbe un finale un po’ troppo crudele per lui.
C.D.
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